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12 grazia deledda


— Il vecchio e il bimbo si rassomigliano, - osservò un’altra donna. - Io credo che ziu Andria abbia notato questo e dubiti di qualche cosa.

— Tanto meglio, - rispose Nannedda.

E aspettammo, quasi ansiose. Gli uomini finivano di marcare le giovenche: ogni tanto ziu Andria chiamava il bambino.

— Non ti avvicini più, ometto?

— No, venite voi; ho da dirvi una cosa - rispondeva il bambino.

E finalmente il vecchio s’avvicinò.

— Ecco fatto, - disse, sedendosi sull’erba. - Ora all’anno venturo! Beviamo, augurando salute a tutti.

Bevettero: poi il vecchio domandò al bambino:

— Dunque, che facciamo? Rimani o no? I ladri son già tutti scappati da questi dintorni, sapendo che ci sei tu. Rimani?

Il bambino corse a lui: si volse, guardò fisso Nannedda, poi abbracciò forte il vecchio e gli disse qualche parola all’orecchio.

— Parla forte: son sordo.

— Nonno, sono vostro nipote e voglio restare con voi!

Ziu Andria diventò rosso, quasi livido; poi impallidì. E cercò di respingere il bambino; ma questo lo teneva stretto e rideva, rideva.

— Ah! me l’hai fatta, vecchia strega! - gridò il vecchio, minacciando Nannedda con una mano, e con l’altra stringendo a sè il nipotino.