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il fanciullo nascosto 13


Nessuno aveva veduto Bainzeddu; o, sì, tutti l’avevano veduto, chi la mattina, chi nel pomeriggio, chi pochi momenti prima, chi sopra un cavallo di canna, chi con una trottola in mano. Ma, per il momento, nessuno sapeva dove fosse. Le donne, si sa, cominciarono subito a fantasticare; i ragazzi ascoltavano curiosi, col dito dentro il naso; i bambini lattanti, profittando dello smarrimento generale, facevano il fatto loro tentando di strappare i bottoni della camicia o gli orecchini o anche i capelli delle loro mamme: solo il nonno guardava tranquillo, anzi con una lievissima aria di ironia: guardava e giudicava tutti, anche i lattanti.

Anche la piccola madre d’un tratto s’acchetò. Sapeva cosa pensare. Bainzeddu era già stato nascosto da Paulu, e la cognata era lì, alta e lieve, col bel viso giallo, composta e fredda come una santa di cera, con le mani entro le spaccature del davanti della gonna; era lì per cominciare la commedia. Era una donna brava a fingere, la cognata: non tutti però lo sapevano. Eppure la madre non potè resistere dal dire:

— Sarà venuto da voi, il mio Bainzeddu,