Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/214


— 204 —

versi, guardare, frugare e disporre tutto come sul tavolino: ella non portava che ordine e gaiezza.

L’ora intanto correva e il sole stendeva ai piedi di lei un breve tappeto d’oro; una scintilla brillava sul viso del piccolo Cristo come una lagrima di gioia, e dalla valle saliva l’odore del biancospino.

A un tratto nella straducola risuonò di nuovo il coro dei ragazzetti che imploravano la pioggia. Mariana, vinta, da una curiosità infantile, ed anche dal bisogno di muoversi, balzò su e corse nel cortile.

Jorgj ricordò le parole del servetto: «ella sembra una bambina» e un sentimento di tenerezza s’unì all’entusiasmo che lo rendeva così felice. Ma ella tardava a rientrare: come tardava! e tutto intorno taceva, aspettando il suo ritorno. E se non ritornava? Se tutto era stato un sogno? E lui che aveva da dirle ancora tante cose e voleva sapere tante cose da lei! Cercò il taccuino che voleva offrirle, si pentì di non averle fatto preparare da Pretu una tazza di caffè. Ma perchè ella non rientrava? Il coro dei ragazzetti non s’udiva più; la straducola era animata di persone curiose. Egli riconosceva la gente dai passi: quello forte o un po’ lento era il passo del marito di Banna, quello alquanto più rapido ma più strascicato era il passo di zio Remundu.... Forse Columba era alla finestra o sul limitare della porta e vedeva Mariana. Egli si sentiva battere il cuore, non sapeva se per gioia o per timore, e avrebbe voluto gridare richiamando la sua amica.... Ah, ecco un fruscio nel cortile, un passo saltellante simile a quello di Pretu; ella rientra e nella stamberga tutto ritorna a vivere ed a risplendere.

— Ho fatto un piccolo giro d’esplorazione in-