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ripetè Jorgj stendendo il braccio e ritirandolo subito, vergognoso che la visitatrice vedesse la manica slacciata della sua camicia.

Dionisi guardò in alto, poi piano piano se ne andò.

Allora parve a Jorgj che la stamberga si allargasse, diventasse spaziosa e fragrante come un paesaggio primaverile. Una pace luminosa, un trepido sogno di bellezza e di luce si stesero attorno al suo letto, attorno alla casupola e via via per tutto il mondo.

— Ma lei sta bene! — disse Mariana con meraviglia, sedendosi sullo sgabello accanto al letto e appoggiando le mani e il mento al pomo dell’ombrello. — Ha la voce sonora, il colorito naturale, e non è poi neppure tanto magro!

Con gli occhi bassi fissi sulla borsa dondolante e scintillante, egli cominciò a ridere; rideva e tremava.

— Non c’è male! — disse rozzamente. — Lei parla così per confortarmi!

— Ma le pare! Non sono bugiarda a quel punto!

— Oh, scusi! Sono rozzo, sa! È tanto tempo che non vedo nessuno! Solo quel mendicante, ha veduto? viene qualche volta, si mette in ginocchio, prega, chiacchiera.... Io non posso mandarlo via; come faccio? È così sporco.... Lei non si insudicierà, su quello sgabello?

— Chi altri viene a trovarla? — ella domandò senza badare alle ultime frasi di lui.

— Chi vuole che venga? Qualche donnicciuola e il dottore....

— E bravo il dottore?

— Così! E un po’ strano, ma buono e generoso in fondo.

— Lei non s’è mai fatto visitare da altri? Ha fatto le cure elettriche?