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92 storia della letteratura italiana


Dopo i primi tentativi idillici, la commedia si era chiusa nelle forme di Plauto e di Terenzio. L’Ariosto scrivea per la corte di Ferrara; il cardinale di Bibbiena scrivea per le corti di Urbino e di Roma. Vi si rappresentavano anche con molta magnificenza traduzioni dal latino. Talora gli attori erano fanciulli.


Fur pur troppo nuova cosa — scrive il Castiglione — vedere vecchiettini lunghi un palmo servare quella gravitá, quelli gesti cosi severi, [simular] parasiti e ciò che fece mai Menandro.


Accompagnamento alla commedia era la musica, e intermezzi o intromesse erano le «moresche», balli mimici. Le decorazioni magnifiche. Nella rappresentazione della Calandria in Urbino vedevi


un tempio,... tanto ben finito — dice il Castiglione, — che... non saria possibile a credere che fosse fatto in quattro mesi: tutto lavorato di stucco, con istorie bellissime: finte le finestre d’alabastro: tutti gli architravi e le cornici d’oro fino e azzurro oltramarino:... figure intorno tonde fínte di marmo:... colonnette lavorate... Da un de’ capi era un arco trionfale... Era finta di marmo, ma era pittura, la istoria delli tre Orazi, bellissima... In cima dell’arco era una figura equestre bellissima, tutta tonda, armata, con un bello atto, che feria con un’asta un nudo che gli era a’ piedi.


L’Italia si vagheggiava colá in tutta la pompa delle sue arti: architettura, scultura, pittura. Musiche bizzarre, tutte nascoste e in diversi luoghi. Quattro intromesse, una «moresca di Iasón» o Giasone, un carro di Venere, un carro di Nettuno, un carro di Giunone. La prima intromessa è cosi descritta dal Castiglione:


La prima fu una moresca di Iasón, il quale comparse nella scena da un capo ballando, armato all’antica, bello, con la spada e una targa bellissima; dall’altro furon visti in un tratto due tori, tanto simili al vero che alcuni pensârno che fosser veri, che gittavano fuoco dalla bocca, ecc. A questi s’accostò il buon Iasón, e feceli arare, posto loro il giogo e l’aratro; e poi seminò i denti del dracone: e nacquero appoco appoco, del palco, uomini armati all’antica, tanto bene quanto credo io che si possa. E questi ballarono una fiera moresca, per ammazzar Iasón; e poi, quando furono all’entrare, s’ammazzar Iasón e poi, quando