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xv - machiavelli 87


«Gentiluomini» sono chiamati quelli che oziosi vivono dei proventi delle loro possessioni abbondantemente, senza avere alcura cura o di coltivare o di alcun’altra necessaria fatica a vivere. Questi tali sono perniciosi in ogni repubblica ed in ogni provincia: ma piú perniciosi sono quelli che, oltre alle predette fortune, comandano a castella ed hanno sudditi che ubbidiscono a loro. Di queste due sorti di uomini ne sono pieni il regno di Napoli, terra di Roma, la Romagna e la Lombardia. Di qui nasce che in quelle provincie non è mai stata alcuna repubblica né alcuno vivere politico, perché tali generazioni d’uomini sono al tutto nimici di ogni civiltá.


Degna di nota è qui l’idea, tutta moderna, che il fine dell’uomo è il lavoro e che il maggior nemico della civiltá è l’ozio: principio che ha gittate giú i conventi ed ha rovinato dalla radice non solo il sistema ascetico o contemplativo, ma anche il sistema feudale, fondato su questo fatto : che l’ozio de’ pochi vivea del lavoro de’ molti. Un uomo, che con una sagacia pari alla franchezza nota tutte le cause della decadenza italiana, potea ben dire, accennando a Savonarola:


Ond’è che a Carlo, re di Francia, fu lecito pigliare Italia col gesso; e chi diceva come di questo ne erano cagione i peccati nostri, diceva il vero; ma non erano giá quelli che credeva, ma questi ch’io ho narrati.



Gli oziosi sono fatalisti. Spiegano tutto con la fortuna. Anche allora de’ mali d’Italia accagionavano la mala sorte. Machiavelli scrive :


La fortuna... dimostra la sua potenza dove non è ordinata virtú a resisterle, e quivi volta i suoi impeti dove la sa che non sono fatti gli argini e i ripari a tenerla. E se voi considererete l’Italia, che è la sede di queste variazioni e quella che ha dato loro il moto, vedrete essere una campagna senza argini e senza alcun riparo.


Essendo l’Italia in quella corruttela. Machiavelli invoca un redentore, un principe italiano, che, come Teseo o Ciro o Mosé o Romolo, la riordini, persuaso che a riordinare uno Stato si