Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1912 – BEIC 1807957.djvu/92

86 storia della letteratura italiana


popoli della Magna» al tempo suo. Lo spirito umano, immutabile e immortale, passa di gente in gente e vi mostra la sua virtú. E quando gitta rocchio sull’ Italia, il paragone lo strazia. Le sue piú belle pagine storiche sono dove narra la decadenza di Genova, di Venezia, di altre cittá italiane, in tanto fiorire degú Stati europei. Non adulare il suo paese, ma dirgli il vero, fargli sentire la propria decadenza, perché ne abbia vergogna e stimolo, descrivere la malattia e notare i rimedi, gli pare ufficio d’uomo dabbene. Questo sentimento del dovere dá alle sue parole una grande elevatezza morale:


Se la virtú che allora regnava e il vizio che ora regna non fussero piú chiari che il sole, andrei col parlare piú rattenuto. Ma, essendo la cosa si manifesta che ciascuno la vede, sarò animoso in dire manifestamente quello che intenderò di quelli e di questi tempi, acciocché gli animi de’ giovani, che questi miei scritti leggeranno, possano fuggire questi e prepararsi ad imitar quelli... Perché gli è ufficio d’uomo buono quel bene, che per la malignitá de’ tempi e della fortuna tu non hai potuto operare, insegnarlo ad altri, acciocché sendone molti capaci, alcuno di quelli piú amati dal cielo possa operarlo.


Queste parole sono un monumento. Ci si sente dentro lo spirito di Dante.

Machiavelli tiene la sua promessa. Giudica con severitá uomini e cose. Del papato tutti sanno quello che ha scritto. Né è piú indulgente verso i principi :


Questi nostri principi, che erano stati molti anni nel principato loro, per averlo dipoi perso non accusino la fortuna, ma l’ignavia loro; perché, non avendo mai ne’ tempi quieti pensato che possano mutarsi,... quando poi vennero i tempi avversi, pensarono a fuggirsi e non a difendersi.


Degli avventurieri scrive :


Il fine della loro virtú è stato che [Italia] è stata corsa da Carlo, predata da Luigi, forzata da Ferrando e vituperata da’ svizzeri;... tanto che essi hanno condotta Italia schiava e vituperata.


Né è meno severo verso i gentiluomini, avanzi feudali, rimasti vivi ed eterni in questa maravigliosa pittura :