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xv - machiavelli 67


Subordinare il mondo dell’ immaginazione, come religione e come arte, al mondo reale, quale ci è posto dall’esperienza e dall’osservazione: questa è la base del Machiavelli.

Risecati tutti gli elementi sopraumani e soprannaturali, pone a fondamento della vita la patria. La missione dell’uomo su questa terra, il suo primo dovere è il patriottismo, la gloria, la grandezza, la libertá della patria.

Nel medio evo non ci era il concetto di patria: ci era il concetto di fedeltá e di sudditanza. Gli uomini nascevano tutti sudditi del papa e dell’ imperatore, rappresentanti di Dio: l’uno era lo spirito, l’altro il corpo della societá. Intorno a questi due «Soli» stavano gli astri minori : re, principi, duchi, baroni, a cui stavano di contro in antagonismo naturale i comuni Uberi. Ma la libertá era privilegio papale e imperiale, e i comuni esistevano anch’essi per la grazia di Dio, e perciò del papa o dell’imperatore, e spesso imploravano legati apostolici o imperiali a tutela e pacificazione. Savonarola proclamò re di Firenze Gesú Cristo, ben inteso lasciando a sé il dritto di rappresentarlo e interpretarlo. È un tratto che illumina tutte le idee di quel tempo.

Ci era ancora il papa e ci era l’imperatore; ma l’opinione, sulla quale si fondava la loro potenza, non ci era piú nelle classi colte d’Italia. Il papa stesso e l’imperatore avevano smesso l’antico linguaggio: il papa, ingrandito di territorio, diminuito di autoritá; l’imperatore, debole e impacciato a casa.

Di papato e d’impero, di guelfi e ghibelUni non si parlava in Italia che per riderne, a quel modo che della cavalleria e di tutte le altre istituzioni. Di quel mondo rimanevano avanzi, in Italia, il papa, i gentiluomini e gli avventurieri o mercenari. Il Machiavelli vede nel papato temporale non solo un sistema di governo assurdo e ignobile, ma il principale pericolo dell’Italia. Democratico, combatte il concetto di un governo stretto, e tratta assai aspramente i gentiluomini, reminiscenze feudali. E vede ne’ mercenari o avventurieri la prima cagione della debolezza italiana incontro allo straniero, e propone e svolge largamente il concetto di una milizia nazionale. Nel papato