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66 storia della letteratura italiana


Machiavelli vive in questo mondo e vi partecipa. La stessa licenza nella vita e la stessa indifferenza nella teoria. La sua coltura non è straordinaria: molti a quel tempo avanzavano lui e l’Ariosto di dottrina e di erudizione. Di speculazioni filosofiche sembra cosi digiuno come di enunciazioni scolastiche e teologiche. E, a ogni modo, non se ne cura. Il suo spirito è tutto nella vita pratica.

Nelle scienze naturali non sembra sia molto innanzi, quando vediamo che in alcuni casi accenna all’ influsso delle stelle. Battista Alberti avea certo una coltura piú vasta e piú compiuta. Niccolò non è filosofo della natura: è filosofo dell’uomo. Ma il suo ingegno oltrepassa l’argomento e prepara Galileo.

L’uomo, come Machiavelli lo concepisce, non ha la faccia estatica e contemplativa del medio evo e non la faccia tranquilla e idillica del Risorgimento. Ha la faccia moderna dell’uomo che opera e lavora intorno ad uno scopo.

Ciascun uomo ha la sua missione su questa terra, secondo le sue attitudini. La vita non è un giuoco d’ immaginazione e non è contemplazione. Non è teologia e non è neppure arte. Essa ha in terra la sua serietá, il suo scopo e i suoi mezzi. Riabilitare la vita terrena, darle uno scopo, rifare la coscienza, ricreare le forze interiori, restituire l’uomo nella sua serietá enella sua attivitá: questo è lo spirito che aleggia in tutte le opere del Machiavelli.

È negazione del medio evo, e insieme negazione del Risorgimento. La contemplazione divina lo soddisfa cosi poco come la contemplazione artistica. La coltura e l’arte gli paiono cose belle, non tali però che debbano e possano costituire lo scopo della vita. Combatte l’immaginazione come il nemico piú pericoloso, e quel veder le cose in immaginazione e non in realtá gli par proprio esser la malattia che si ha a curare. Ripete ad ogni tratto che bisogna giudicar le cose come sono e non come debbono essere.

Quel «dover essere» a cui tende il contenuto nel medio evo e la forma nel Risorgimento, dee far luogo all’«essere» o, com’egli dice, alla veritá «effettuale».