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XIV

LA «MACCARONEA»


[Vita e carattere del Folengo — Beffa delle forme religiose e cavalleresche — Primo tentativo del Folengo: l’Orlandino — Concetto: la difesa delle inclinazioni naturali — Rozzezza della forma letteraria — Genesi della lingua maccheronica — Rapporti tra il Baldo e l’Orlandino — Tela del Baldo — Parodia degli eroi cavallereschi — Satira delle credenze e istituzioni religiose e sociali — Mancanza di qualsiasi fede e coscienza — Rari segni di aspirazioni serie — La parodia nella lingua — Lo stile : realismo immaginoso e umoristico — La concretezza delle rappresentazioni: Folengo e Dante — La negazione totale come conclusione del poema — Satira della Chiesa e dei suoi istituti — La Moscheide — La Zanitonella — Motivi positivi che si delineano nell’opera del Folengo.]

Mentre Ludovico componeva il suo Orlando a Ferrara, Girolamo Folengo vi facea i primi studi sotto la guida di un tal Cocaio. Era di Cipada, villaggio mantovano, di famiglia nobile e agiata. Strinse conoscenza con Ludovico. Comparivano allora in istampa la Spagna, il Buovo, la Trebisonda, l’Ancroia, il Morgante, il Mambriano del Cieco di Ferrara, l’Orlando innamorato. Avea il capo pieno di romanzi piú che di grammatica, e pensò rifare l’Orlando innamorato; ma, saputo del Berni, smise per allora. Andato in istudio a Bologna, fu discepolo del Pomponazzi, che dava bando al soprasensibile e al soprannaturale e predicava il piú aperto naturalismo. Gli studenti erano ordinati a modo di casta, con le loro leggi e privilegi, capi i piú arrischiati e baldanzosi, tra’ quali era un giovane mantovano, chiamato con lo stesso nome di Francesco Gonzaga, marchese di Mantova, che lo tenne a battesimo. Vive erano tra loro le reminiscenze cavalleresche, rinfrescate dalla lettura; e duelli, sfide.