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nota

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data di nascita del i265. — p. 88: «la compagnia del Confalone»: notizia dei vecchi storici del teatro, riferita altresí dal Klein: si è poi discusso se, invece che nel i264, fosse stata fondata nel i260, e se rappresentasse o no sin da principio la Passione. — p. i03: «il Purgatorio di san Patrizio di frate Alberico» : voleva dire : «il Purgatorio di san Patrizio e la visione di frate Alberico». — p. ii7: il De gestis Henrici o Historia augusta del Mussato è in i6 e non in i4 libri e il De gestis Italic. in i5 e non in i2: del resto, secondo i modi di calcolare. — p. ii9: «Martin Sanuto» : è Marin Sanudo [Torsello]. — ii9: il De S. ignora (per fortuna!) la questione di Dino Compagni, la quale, per altro, quando egli scriveva, non si era accesa davvero, perché non era stata ancora pubblicata la memoria dello Scheffer Boichorst. Come si sa, si è ormai tornati all’antica fede. — p. i22: Dante, legato a Bonifacio ottavo: cosi dicevano gli antichi biografi; e poi si è discusso del fatto (e di quale particolare della biografia di Dante non si è discusso?); ma molti tengono pel sí. — p. i3i: il De monarchia, dedicato a Enrico settimo: cosi il Boccaccio. — p. 238: pare alludere a che Dante fosse andato all’universitá di Parigi: altro tema d’infinite discussioni. — p. 249 : «Bonati» è il padovano Bonatino, sul quale cfr. Tiraboschi, V, iii, 3-4.— p. 276: che Dante studiasse a Bologna, è notizia del Boccaccio. — p. 277 : il Boccaccio «venuto a Napoli a ventitré anni» : ma il B. stesso dice di esservi venuto «nella sua puerizia» : dunque, prima dei quattordici anni. — Ivi: «7 aprile i34i»: data dall’innamoramento del Boccaccio, secondo i vecchi eruditi; ma ora si suole variamente anticiparla.— Ivi:ora non si crede piú che la Vita di Dante sia un lavoro giovanile. — p. 297: «lettera a Niccolò Acciaiuoli, che il Petrarca chiamava Simonide» : la lettera del Boccaccio, che parla dell’Acciaiuoli, è diretta a Francesco Nelli, detto dal Petrarca Simonide. — p. 284: la materia del Filocolo, tratta da un «romanzo spagnuolo»: il De S. voleva dire che la scena del racconto, in parte, è in Ispagna. — p. 366: la Tavola rotonda e le «tradizioni normanne»: voleva dire «bretoni».— p. 374: il Toscanelli, amico e suggeritore del Pulci per la figura dell’Astarotte: il De S. attinse questa notizia dal giudizio del Foscolo sul Morgante, riferito nella prefaz. all’ed. Le Monnier del poema (i853), e nel Foscolo era una congettura ispiratagli dai noti accenni che Astarotte fa agli antipodi.— p. 375: l’Alberti, fiorentino, nato a Venezia: cosi si credeva, e ora si crede che nascesse invece a Genova; e, insomma, non si sa bene.— p. 376: i Rudimenti della pittura : sono i tre libri Della pittura. — Ivi: l’Amiria e le Efebie, pubblicate dal Bonucci come di L. B. Alberti, si vuole ora che siano del fratello di lui Carlo. — p. 399: nel ricordare alcuni dei tanti poemi cavallereschi del Cinquecento, il De S. si valse del Cantú (Storia della lett. ital., Firenze, i865, pp. 224-5): il Bernia è soprannome di Mario Teluccini (cfr. Quadrio, iv, 583); i poemi del Pescatore sono due. La morte e la Vendetta di Ruggiero, quelli del Lodovici, che cantano di Carlo Magno, sono anche due: l’Anteo gigante e I trionfi di Carlo Magno. —