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dalla trattazione; ma anche perché in essa la materia scorra come un torrente contenuto da argini troppo stretti, e che spumeggia al livello degli argini e quasi li soverchia. Gli «immensi materiali», che l’autore diceva di possedere, erano veramente immensi, raccolti in un ventennio di meditazioni e di lezioni sulla letteratura italiana, e in parte messi in iscritto sotto forma di appunti e di stesure per lezioni, o anche di riassunti fatti da scolari. Il disegno di scrivere un compendio pei licei operò fin da principio sul suo animo da norma costrittiva (l’intenzione del libro scolastico ha lasciato traccia nelle noterelle lessicali, apposte nel primo capitolo ai brani del «contrasto» di Ciullo), e altresí da pungolo, quasi egli avesse sempre alcuno alle calcagne; e gl’impedí insomma di spaziare largamente e a suo bell’agio, come l’argomento avrebbe richiesto, e la lunga preparazione, che si era venuto procurando, avrebbe permesso all’autore: ma forse, per un altro verso, favorí l’andamento serrato e drammatico del suo racconto.

Del terzo volume, del quale gli era rimasto il desiderio nel conchiudere in fretta o interrompere l’opera sua, il De Sanctis non ismise per piú anni il pensiero; e contributi a esso erano giá gli ampi saggi sul Foscolo e sul Parini, che pubblicava nella Nuova Antologia del i87i, e, preparazione ancora piú diretta, il corso di lezioni che cominciò nel i87i-2 nell’universitá di Napoli su Alessandro Manzoni (in parte elaborato in articoli per la Nuova Antologia), proseguito nel i872-3 con l’altro sulla Scuola liberale o manzoniana, e nel i873-4, col terzo sulla Scuola democratica, e nel 1875-6 col quarto, rimasto interrotto, su Giacomo Leopardi. Egli stesso diceva, nella prefazione allo studio sul Leopardi, che da quel «materiale un po’ improvvisato» di lezioni intendeva «cavare il terzo volume della Storia della letteratura»1. Ma il disegno non fu mai tradotto in atto; e, quando poi il De Sanctis si accinse a condurre a fine per lo meno lo studio sul Leopardi, la morte gli troncò a mezzo il lavoro.

Ma, oltre la mancanza del terzo volume, nella Storia della letteratura italiana del De Sanctis si notano altre minori sproporzioni, che sono spiegate anch’esse da ragioni contingenti; essendo chiaro, p. e., che il capitolo sul Petrarca, sommario e alquanto




F. de Sanctis, Storia della letteratura italiana - ii.

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  1. Studio su Giacomo Leopardi, opera postuma, Napoli, i885, p. i.