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la caduta di ogni mondo teologico e metafisico, è l’originalitá di Leopardi e dá al suo scetticismo una impronta religiosa. Anzi è lo scetticismo di un quarto d’ora quello in cui vibra un cosí energico sentimento del mondo morale. Ciascuno sente li dentro una nuova formazione.

L’istrumento di questa rinnovazione è la critica, covata e cresciuta nel seno stesso dell’ecletismo. E secolo, sorto con tendenze ontologiche e ideali, avea posto esso medesimo il principio della sua dissoluzione: l’idea vivente, calata nel reale. Nel suo cammino il senso del reale si va sempre piú sviluppando, e le scienze positive prendono il disopra, cacciando di nido tutte le costruzioni ideali e sistematiche. I nuovi dogmi perdono il credito. Rimane intatta la critica. Ricomincia il lavoro paziente dell’analisi. Ritorna a splendere sull’orizzonte intellettuale Galileo accompagnato con Vico. La rivoluzione, arrestata e sistemata in organismi prowisorii, ripiglia la sua libertá, si riannoda all’Ottantanove, tira le conseguenze. Comparisce il socialismo nell’ordine politico, il positivismo nell’ordine intellettuale. Il verbo non è piú solo «libertá», ma «giustizia», la parte fatta a tutti gli elementi reali dell’esistenza, la democrazia non solo giuridica ma effettiva. La letteratura si va anche essa trasformando. Rigetta le classi, le distinzioni, i privilegi. Il brutto sta accanto al bello, o, per dir meglio, non c’è piú né bello né brutto, non ideale e non reale, non infinito e non finito. L’idea non si stacca, non soprastá al contenuto. Il contenuto non si spicca dalla forma. Non ci è che una cosa, il vivente. Dal seno dell’idealismo comparisce il realismo nella scienza, nell’arte, nella storia. È un’ultima eliminazione di elementi fantastici, mistici, metafisici e rettorici. La nuova letteratura, rifatta la coscienza, acquistata una vita interiore, emancipata da involucri classici e romantici, eco della vita contemporanea universale e nazionale, come filosofia, come storia, come arte, come critica, intenta a realizzare sempre piú il suo contenuto, si chiama oggi, ed è, la «letteratura moderna».

L’Italia, costretta a lottare tutto un secolo per acquistare l’indipendenza e le istituzioni liberali, rimasta in un cerchio