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xx - la nuova letteratura 421


Giacomo Leopardi segna il termine di questo periodo. La metafisica, in lotta con la teologia, si era esaurita in questo tentativo di conciliazione. La moltiplicitá de’ sistemi avea tolto credito alla stessa scienza. Sorgeva un nuovo scetticismo, che non colpiva piu solo la religione o il soprannaturale: colpiva la stessa ragione. La metafisica era tenuta come una succursale della teologia. L’idea sembrava un sostituto della provvidenza. Quelle filosofie della storia, delle religioni, dell’umanitá, del dritto avevano aria di costruzioni poetiche. La teoria del progresso o del fato storico nelle sue evoluzioni sembrava una fantasmagoria. L’abuso degli elementi provvidenziali e collettivi conduceva diritto all’onnipotenza dello Stato, al centralismo governativo. L’ecletismo pareva una stagnazione intellettuale, un mare morto. L’apoteosi del successo rintuzzava il senso morale, incoraggiava tutte le violenze. Quella conciliazione tra il vecchio ed il nuovo, tollerata pure come temporanea necessitá politica, sembrava in fondo una profanazione della scienza, una fiacchezza morale. Il sistema non attecchiva piú: cominciava la ribellione. Mancata era la fede nella rivelazione : mancava ora la fede nella stessa filosofia. Ricompariva il mistero. Il filosofo sapeva quanto il pastore. Di questo mistero fu l’eco Giacomo Leopardi nella solitudine del suo pensiero e del suo dolore. Il suo scetticismo annunzia la dissoluzione di questo mondo teologico-metafisico, e inaugura il regno dell’arido vero, del reale. I suoi Canti sono le piú profonde e occulte voci di quella transizione laboriosa che si chiamava «secolo decimonono». Ci si vede la vita interiore sviluppatissima. Ciò che ha importanza non è la brillante esterioritá di quel secolo del progresso, e non senza ironia vi si parla delle «sorti progressive» dell’umanitá. Ciò che ha importanza è l’esplorazione del proprio petto, il mondo interno: virtú, libertá, amore, tutti gl’ideali della religione, della scienza e della poesia, ombre e illusioni innanzi alla sua ragione, e che pur gli scaldano il cuore e non vogliono morire. Il mistero distrugge il suo mondo intellettuale, lascia inviolato il suo mondo morale. Questa vita tenace di un mondo interno, malgrado