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xx - la nuova letteratura 409

vii


Tutto questo fu detto «romanticismo», «letteratura de’ popoli moderni». La nuova parola fece fortuna. La reazione ci vedeva un ritorno del medio evo e delle idee religiose, un condanna dell’aborrito Rinascimento, soprattutto del piú aborrito secolo decimottavo. I liberali, non potendo pigliarsela co’ governi, se la pigliavano con Aristotile e coi classici e con la mitologia: piaceva essere almeno in letteratura rivoluzionario e ribelle alle regole. Il sistema era cosi vasto e vi si mescolavano idee e tendenze cosi diverse, che ciascuno potea vederlo con la sua lente e pigliarvi ciò che gli era piú comodo. I governi lasciavan fare, contenti che le guerricciuole letterarie distraessero le menti dalla cosa pubblica. In Italia ricomparivano i soliti fenomeni della servitú: battaglie in favore e contro la Crusca, quistioni di lingua, diverbi letterari, che finivano talora in denunzie politiche. La Proposta e il Sermone all’Antonietta Costa erano i grandi avvenimenti che succedevano alla battaglia di Waterloo. L’Italia risonò di «puristi» e «lassisti», di «classici» e «romantici». Il giornalismo, mancata la materia politica, vi cercò il suo alimento. Il centro piú vivace di quei moti letterari era sempre Milano, dove erano piú vicini e piú potenti gl’influssi francesi e germanici. La s’inaugurava nel Caffè il secolo decimottavo. E lá s’inaugurava ora nel Conciliatore il secolo decimonono. Manzoni ricordava Beccaria, e i Verri e i Baretti del nuovo secolo si chiamavano Silvio Pellico, Giovanni Berchet, e gli ospiti di casa Manzoni, Tommaso Grossi e Massimo di Azeglio, divenuto sposo di Giulia Manzoni e anello fra la Lombardia e il Piemonte, dove sorgevano nello stesso giro d’idee Cesare Balbo e Vincenzo Gioberti. La vecchia generazione si intrecciava con la nuova. Vivevano ancora, memorie del regno d’Italia, Foscolo, Monti, Giovanni e Ippolito Pindemonte, Pietro Giordani. Dirimpetto a Melchiorre Gioia vedevi Sismondi, italiano di mente e di cuore; e mentre il vecchio Romagnosi scrivea la Scienza della costituzione, il giovane Antonio Rosmini pubblicava il trattato Della origine delle