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cui complesso costituisce l’individualitá di una societá o di un secolo. L’idea gli è data con esso il contenuto; la trova intorno a sé, nella societá dove è nato, dove ha ricevuto la sua istruzione e la sua educazione. Vive della vita comune contemporanea, salvo che di quella è in lui piú sviluppata l’intelligenza e il sentimento. La sua forza è di unirvisi in ispirito, e questa unione spirituale dello scrittore e della sua materia è lo stile. La materia o il contenuto non gli può dunque essere indifferente; anzi è ivi che dee cercare le sue ispirazioni e le sue regole. Mutato il punto di vista, mutati i criteri. La letteratura del Rinascimento fu condannata come classica e convenzionale, e l’uso della mitologia fu messo in ridicolo. Quegl’ideali tutti di un pezzo, ch’erano decorati col nome di «classici», furono giudicati una contraffazione dell’ideale, l’idea nella sua vuota astrazione, non nelle sue condizioni storiche, non nella varietá della sua esistenza. Cadde la. rettorica con le sue vuote forme, cadde la poetica con le sue regole meccaniche e arbitrarie, rivenne sú il vecchio motto di Goldoni: «Ritrarre dal vero, non guastar la natura». Il piú vivo sentimento dell’ideale si accompagnò con la piú paziente sollecitudine della veritá storica. L’epopea cesse il luogo al romanzo, la tragedia al dramma. E nella lirica brillarono in nuovi metri le ballate, le romanze, le fantasie e gl’inni. La naturalezza, la semplicitá, la forza, la profonditá, l’affetto furono qualitá stimate assai piú che ogni dignitá ed eleganza, come quelle che sono intimamente connesse col contenuto. Dante, Shakespeare, Calderon, Ariosto, reputati i piú lontani dal classicismo, divennero gli astri maggiori. Omero e la Bibbia, i poemi primitivi e spontanei, teologici o nazionali, furono i prediletti. E spesso il rozzo cronista fu preferito all’elegante storico, e il canto popolare alla poesia solenne. Il contenuto nella sua nativa integritá valse piú che ogni artificiosa trasformazione di tempi posteriori. Furono sbanditi dalla storia tutti gli elementi fantastici e poetici, tutte quelle pompe fattizie, che l’imitazione classica vi aveva introdotto. E la poesia si accostò alla prosa, imitò il linguaggio parlato e le forme popolari.