Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1912 – BEIC 1807957.djvu/413


xx - la nuova letteratura 407


Stavano dunque di fronte due tendenze : l’una ideale, l’altra storica. Gli uni procedevano per via di categorie e di costruzioni; gli altri per via di osservazioni e d’induzioni. E spesso s’incontravano. La scuola ontologica teneva molto conto de’ fatti, e proclamava che il vero ideale è storia, è l’idea realizzata. Non rimaneva perciò al di sopra della storia, nel regno de’ principi assoluti e immobili; anzi la sua metafisica non è altro che un progressivo divenire, la storia. Parimente la scuola storica era tutt’altro che empirica, ed usciva dalla cerchia de’ fatti, ed aveva anch’essa i suoi preconcetti e le sue conietture. La piú audace speculazione si maritava con la piú paziente investigazione. Le due forze unite, ora parallele, ora in urto, ora di conserva, posero in moto tutte le facoltá dello spirito, e produssero miracoli nelle teorie e nelle applicazioni. Al secolo de’ lumi succedette il secolo del progresso. Il genio di Vico fu il genio del secolo. E accanto a lui risorsero con fama europea Bruno e Campanella. Il secolo riverí ne’ tre grandi italiani i suoi padri, il suo presentimento. E la Scienza nuova fu la sua Bibbia, la sua leva intellettuale e morale. Ivi trovavano condensate tutte le forze del secolo : la speculazione, l’immaginazione, l’erudizione. Di lá partiva quell’alta imparzialitá di filosofo e di storico, quella giustizia distributiva ne’ giudizi, che fu la virtú del secolo. Passato e presente si riconciliarono, pigliando ciascuno il suo posto nel corso fatale della storia. E contro al fato non vai collera, non giova dar di cozzo. Il dommatismo con la sua infallibilitá e lo scetticismo con la sua ironia cessero il posto alla critica, quella vista superiore dello spirito consapevole, che riconosce se stesso nel mondo e non si adira contro se stesso.

La letteratura non potea sottrarsi a questo movimento. Filosofia e storia diventano l’antecedente della critica letteraria. L’opera d’arte non è considerata piú come il prodotto arbitrario e subiettivo dell’ ingegno nell’immutabilitá delle regole e degli esempli, ma come un prodotto piú o meno inconscio dello spirito del mondo in un dato momento della sua esistenza. L’ingegno è l’espressione condensata e sublimata delle forze collettive, il