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e di padre Branda, che levava a cielo l’idioma toscano e scriveva vitupèri del dialetto. Il Passeroni metteva in canzone quella vecchia societá nella Vita di Cicerone e nelle Favole esopiane, e alla vuota turgidezza del Frugoni, ai lambicchi dell’Algarotti, ai lezi del Bettinelli, che erano i tre poeti alla moda, opponeva quel suo scrivere andante, alla buona, tutto buon senso e naturalezza. Bravissimo uomo, senza fiele, senza iniziativa, rideva saporitamente della societá, in mezzo alla quale viveva povero e contento. Metastasio, Goldoni e Passeroni erano della stessa pasta: idillici e puri letterati. Sono i tre poeti della transizione. Vedi in loro giá i segni di una nuova letteratura, una forma popolare, disinvolta, rapida, liquida, chiara, disposta piú alla negligenza che all’artificio. Ma è sempre un giuoco di forma, alla quale manca altezza e serietá di motivi: ci è il letterato, manca l’uomo. Senti in questi riformatori il vecchio uomo italiano, di cui era espressione letteraria l’arcade e l’accademico. Combattevano l’Arcadia, ed erano piú o meno arcadi.

In questi tempi di nuove idee e di vecchi uomini nacque Giuseppe Parini, il ventitré maggio del i729. Venuto dal contado in Milano, cominciò i soliti studi classici sotto i barnabiti: il padre Branda fu suo maestro di rettorica. Il babbo volle farne un prete, per nobilitare il casato; ma sul piú bello fu costretto per le strettezze domestiche a troncare i suoi studi e a ingegnarsi per trarre innanzi la vita. Fece il copista e il pedagogo, e ne’ dispregi e nella miseria si temprò il suo carattere. Come Metastasio e come tutt’i poeti di quel tempo, cominciò arcade, e le sue prime rime le leggi in una raccolta di poesie a cura di quegli accademici. Rivelò la sua personalitá combattendo il padre Bandiera e il padre Branda, di cui era stato un cattivo scolare. Pare che nella scuola facesse poco profitto, impaziente soprattutto di quei giuochi di memoria, che erano allora la sostanza degli studi. Padrone di sé, ne’ ritagli di tempo obliava la sua miseria, conversando con Virgilio, Orazio, Dante, Ariosto e Berni. E che cosa dovea parergli il padre Branda col suo toscano, o il padre Bandiera co’ suoi periodi? Ma, se aveva a dispetto quella pedanteria, gli rincresceva meno