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xiii - l’«orlando furioso» | 31 |
La lunga absenzia, il veder vari luoghi, praticare altre femmine di fuore, par che sovente disacerbi e sfoghi dell'amorose passioni il core. Amor dee far gentile un cor villano, e non far d'un gentil contrario effetto. |
In una societá cosí poco sentimentale, cosí superficiale e mobile, e cosi ricca d' immaginazione come povera di coscienza, si può concepire quale viva ammirazione dovessero destare questi quadri plastici. La nuova letteratura, iniziata in quei giri musicali del Decamerone, si contemplava e si ammirava in queste flessuose ottave, dove la vita nella sua rapida vicenda è cosí palpabile e cosi limpida. «Procul este, profani». Nessuna ombra del reale, nessuno spettro del presente, nessuna voce profonda del cuore o della mente venga a turbare questa danza serena. Siamo nel regno della pura arte: assistiamo a' miracoli dell'immaginazione. Il poeta volge le spalle all' Italia, al secolo, al reale e al presente, e naviga, come Dante, in un altro mondo; e quando dalla lunga via ritorna, si circonda, come d'una corona, di poeti e di artisti: vera immagine di quella Italia, madre della coltura e dell'arte, a cui egli presentava l'Orlando. Ma