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xx - la nuova letteratura 357


avvenimenti o cede in balia di quelli. Manca a Goldoni non la chiarezza, ma l’audacia della riforma, obbligato spesso a concessioni e a mezzi termini per contentare il pubblico, la compagnia e gli avversari. E, come era il suo carattere, vinse talora piú con la pazienza o la destrezza che con la risoluta tenacitá dei propositi. Di queste concessioni trovi i vestigi nelle sue migliori commedie, dove non rifiuta certi mezzi volgari e grossolani di ottenere gli applausi della platea. E mi spiego come insino all’ultimo continuò nel romanzesco, nel sentimentale e nell’arlecchinesco: le necessitá del mestiere contrastavano alle aspirazioni dell’artista. D’altra parte, intento all’interno organismo della commedia, neglesse troppo l’espressione e, per volerla naturale, la fece volgare, si che le sue concezioni si staccano vigorose da una forma piú simile a pietra grezza che a marmo. Ciò che in lui rimane è quel mondo interno della commedia, tolto dal vero e perfettamente sviluppato nelle situazioni e nel dialogo. Il centro del suo mondo comico è il carattere. E questo non è concepito da lui come un aggregato di qualitá astratte, ma è còlto nella pienezza della vita reale, con tutti gli accessori. Base è la societá veneziana nella sua mezzanitá, piú vicina al popolo che alle classi elevate: ciò che dá piú presa al comico per quei moti improvvisi, ineducati, indisciplinati, che son propri della classe popolana, alla quale si accostava molto la borghesia veneta, non giunta ancora a quel raffinamento e delicatezza di forme, che sono come l’aria della civiltá. I caratteri, come il maldicente, il bugiardo, l’avaro, l’adulatore, il cavalier servente, inviluppati in quest’atmosfera, escono fuori vivi, coloriti, originali, nuovi: vi contraggono la forma della loro esistenza. Ci è nel loro impasto del grossolano e dell’improvviso; anzi qui è la fonte del comico. Cadendo in nature di uomini non disciplinate dall’educazione, paion fuori in modo subitaneo e senza freno o ritegno o riguardo, in tutta la loro forza primigenia, e producono con quella loro improvvisa grossolanitá la piú schietta allegria, tipo il Burbero benefico. Non essendo concezioni subbiettive e astratte, ma studiate dal vero e còlte nel movimento della vita, il comico non si sviluppa per