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xx - la nuova letteratura 337


di Iarba. Un patriota, che appicca l’incendio alla reggia, che uccide un creduto Adriano, che è condannato a morte, che supplica la figlia di ucciderlo, sarebbe un carattere interessantissimo, se nel pubblico e nel poeta ci fosse il senso del patriottismo. Ma Osroa ha piu dell’avventuriere che dell’eroe, e di un avventuriere sciocco e avventato, che non sa proporzionare i mezzi allo scopo, e nelle situazioni piú appassionate della vita discute, sentenzia. A Emirena, la sua figlia, che ricusa di ucciderlo, risponde:


                                    Non è ver che sia la morte
il peggior di tutt’ i mali:
è un sollievo de’ mortali
che son stanchi di soffrir.
     


Aquilio è una caricatura di Iago, un basso e sciocco intrigante da commedia. Sabina, Emirena, Farnaspe sono nature superficialissime, incalzate dagli avvenimenti, senza intima energia negli affetti, e tratte ad atti generosi per impeti subitanei. Se dunque ci approfondiamo in questo mondo eroico, vediamo con quanta facilita si sdrucciola nel comico e come, sotto un contrasto apparente, in veritá questa vita eroica è in se stessa di quella mezzanitá, che può accogliere nel suo seno il volgare e il buffo della societá contemporanea. Di tal natura è la scena in cui Emirena finge di non riconoscere il suo innamorato, che rimane li stupido e col naso allungato; o l’altra in cui Aquilio insegna ad Emirena l’arte della cortigiana, ed Emirena, botta e risposta, gli fa il ritratto del cortigiano; o quando Adriano si fa menare pel naso da Osroa; o l’arrivo improvviso di Sabina da Roma, e l’imbarazzo di Adriano; o quando Adriano giura di non vedere piú Emirena, e gli si annunzia : — Viene Emirena. — Tutto questo, che in fondo è comico, non è sviluppato comicamente, né c’ è l’intenzione comica; perciò non c’è stonatura: è la societá contemporanea nel suo spirito, nella sua volgaritá e mezzanitá, vestita di apparenze eroiche. Se Metastasio avesse il senso dell’eroico e lo rappresentasse seriamente e profondamente, la mescolanza sarebbe insopportabile, anzi mescolanza


F. de Sanctis, Storia della letteratura italiana - ii.

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