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interesse molto mediocre al poeta, il quale se ne ricorda solo allora che ha bisogno di raccogliere le fila troppo sparse in un centro, e volentieri e per lungo tempo se ne dimentica, e, finita essa, continua senza di essa! «Unitá d’azione» ed «episodi» sono un linguaggio convenzionale venutoci da Aristotile e da Orazio, e sarebbe cosa assurda a volerlo applicare al mondo cavalleresco. Perché l’essenza di quel mondo è appunto la libera iniziativa dell’individuo, la mancanza di serietá, di ordine, e di persistenza in un’azione unica e principale, si che le azioni si chiamano «avventure» e i cavalieri si dicono «erranti». Staccarsi dal centro, andare vagando e cercare avventure, è lo spinto di un mondo che ripugna cosi alla unitá come alla disciplina. Volere organizzare questo mondo co’ precetti di Orazio e dí Aristotile è un volerlo falsificare. Il disordine qui è ordine, e la varietá è unitá. Come l’unitá del mondo, nella sua infinita varietá, è nel suo spirito o nelle sue leggi, cosi l’unitá di questa vasta rappresentazione è nello spirito o nelle leggi del mondo cavalleresco.

La forza centripeta è assai fiacca in questo mondo della libertá e dell’ iniziativa individuale; e ci vuole l’angiolo Michele o il demonio per tirare i cavalieri erranti a Parigi, dove si combatte. E non ci si trovano che un par di volte, e appena una giornata; ché il df appresso corrono di nuovo dietro a’ fantasmi delle loro passioni, tirati da amore, da vendetta, da gloria, e vaghi tutti di avventure strane e maravigliose. La stessa impresa di Agramante non è un fatto religioso o politico, ma anch’essa una grande avventura, cagionata dal desiderio della vendetta. Parigi è un punto stabile, dove stanno a offesa e difesa con gli eserciti Carlo e Agramante; ma i loro paladini e cavalieri, la piú parte re e signori, vanno discorrendo per il mondo, e Parigi non è che un punto di convegno dove il racconto si raccoglie alcuna volta e si riposa, e di cui si vale il poeta per comporre e annodare le fila in certi grandi intervalli. Perché al di sopra di quest’anarchia cavalleresca ci è uno spirito sereno e armonico, che tiene in mano le fila e le ordisce sapientemente, e sa stuzzicare la curiositá e non affaticare