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xix - la nuova scienza 245


modesto, d’ingegno non grande, ma di grandissima giustezza di mente e di sano criterio, fu benemerito meno per le sue dottrine che per il metodo ed il linguaggio. E in veritá la grande e utile novitá era allora il metodo. Il suo maggiore elogio lo ha fatto Campanella in queste parole: «Telesius in scribendo stylum vere philosophicum solus servat, iuxta verumi naturam sermones significantes condens, facitque hominem potius sapientem quam loquacem». L’obbiettivo era sciogliere il pensiero dalla servitú di Aristotele, «tiranno degl’ingegni», e metterlo in diretta comunicazione con la natura, rifarlo libero: ciò che, con una precisione uguale alla concisione, dice Campanella nel suo famoso sonetto a Telesio:


                                    Telesio, il telo della tua faretra
uccide, de’ sofisti in mezzo al campo,
degl’ingegni il tiranno senza scampo:
libertá dolce alla veritá impetra.
     


L’impresa non era lieve. Resistevano tutte le dotte mediocritá, tutto quel complesso di uomini e d’istituzioni che l’Aretino chiamava la «pedanteria» : i «Polinnii» di Bruno, spalleggiati da francescani, domenicani e gesuiti; e spesso l’ultimo argomento era il rogo, il carcere, l’esilio. Dir cose nuove era delitto non solo alla Chiesa, ma a’ principi, venuti in sospetto di ogni novitá nelle scuole : pure la fede di un rinnovamento era universale, e «Renovabitur» fu il motto del Montano, discepolo di Telesio, nel compendio che scrisse della sua dottrina. Si era fino allora pensato col capo d’altri: gli uomini volevano ora pensare col capo loro. Questo era il movimento. E fu cosi irresistibile, che la novitá usciva anche da’ segreti del convento. Fu lá che si formò ne’ forti studi libera e ribelle l’anima di Bruno. E lá, in un piccolo convento di Calabria, si educava a libertá l’ingegno di Tommaso Campanella. Assai presto oltrepassò gli studi delle scuole, e, fatto maestro di sé, lesse avidamente e disordinatamente tutti que’ libri che gli vennero alle mani. Nella solitudine si fa presto ad esser dotto. Ivi il giovine raccolse immensi materiali in tutto lo scibile. Il suo idolo