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rimane assorbito nella sua speculazione. Il suo scopo è tutto positivo: è la restaurazione di Dio, e con esso del sentimento religioso e della coscienza. Ciò che Savonarola tentò con la fede e con l’entusiasmo egli tenta con la scienza. Non accetta Dio come gli è dato, né se ne rimette alla fede, perché non è un credente. Dio vuole cercarlo e trovarlo lui, con la sua attivitá intellettuale, con l’occhio della mente. E questo Dio da lui trovato, e di cui sente l’infinita presenza in se stesso e negl’infiniti mondi e in ciascun essere vivente, nel massimo e nel minimo, non rimane astratta veritá nella sua intelligenza, ma scende nella coscienza e penetra tutto l’essere: intelletto, volontá, sentimento e amore. Comincia scredente, finisce credente. Ma è un «credo» generato e formato nel suo spirito, non venutogli dal di fuori. Per questo «credo» non gli fu grave morire ancor giovane sul rogo, dicendo a’ suoi giudici le celebri parole: «Maiori forsitan cum timore sententiam in me fertis, quam ego accipiam». Sembra che il suo maggior peccato innanzi alla Chiesa sia stata la sua fede negl’infiniti mondi, come traspare da questa malvagia ironia dello Scioppio: «Sic ustulatus misere periit, renunciaturus, credo, in reliquis illis, quos finxit, mundis, quonam pacto homines blasphemi et impii a romanis tractari solent».

Insisto su questo carattere entusiastico e religioso di Bruno, o, come egli dice, «eroico», che gli dá la figura di un santo della scienza. Quante volte l’umanitá, stanca di aggirarsi nell’ infinita varietá, sente il bisogno di risalire al tutto ed uno, all’assoluto, e cercarvi Dio, le si affaccia sull’ingresso del mondo moderno la statua colossale di Bruno.

Il suo supplizio passò cosi inosservato in Italia, che parecchi eruditi lo mettono in dubbio. Né le opere sue vi lasciarono alcun vestigio. Si direbbe che i carnefici insieme col corpo arsero la sua memoria. Anche in Europa il brunismo lasciò deboli tracce. Il progresso delle idee e delle dottrine era cosi violento, che il gran precursore fu avvolto e oscurato nel turbinio. Come Dante, Bruno attendeva la sua risurrezione. E quando, dopo un lungo lavoro di analisi, riappare la sintesi, Jacobi e Schelling