Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1912 – BEIC 1807957.djvu/246

240 storia della letteratura italiana


Innanzi tutto, Bruno ha sviluppatissimo il sentimento religioso, cioè il sentimento dell’ infinito e del divino, com’ è di ogni spirito contemplativo. Leggendolo, ti senti piú vicino a Dio. E non hai bisogno di domandarti se Dio è e cosa è. Perché lo senti in te e appresso a te, nella tua coscienza e nella natura. Dio è «piú intimo a te che non sei tu a te stesso». Tutte le religioni non sono in fondo che il divino in diverse forme. E sotto questo aspetto Bruno ti fa un’analisi assai notevole delle religioni antiche e nuove. L’amore del divino, il «furore eroico», è il carattere delle nobili nature. E questo amore ci rende atti non solo a contemplare Dio come veritá, ma ancora a realizzarlo come bontá. Ivi ha radice la scienza e la morale.

Questi concetti non sono nuovi, e di simili se ne trovano nella Scrittura e ne’ padri. Ma lo spirito n’ è nuovo. Non è solo questo: che «i cieli narrano la gloria di Dio»; ma quest’altro: che i cieli sono essi medesimi divini e si movono per virtú propria, per la loro intrinseca divinitá. È la riabilitazione della materia o della natura non piú opposta allo spirito e scomunicata, ma fatta divina, divenuta «genitura di Dio». È il finito o il concreto che apparisce all’ infinito e lo realizza, gli dá l’esistenza. O, come dicesi oggi, è il Dio vivente e conoscibile che succede al Dio astratto e solitario. L’universo, eterno ed infinito, è la vita o la storia di Dio.

Questo è ciò che fu detto il «naturalismo di Bruno», o piuttosto del secolo; ed era il naturale progresso dello spirito, che usciva dalle astrattezze scolastiche, o, come dice Bruno, «dalle credenze e dalle fantasie», e cercava la sua base nel concreto e nel finito; era la prima voce della natura, che scopriva se stessa e si proclamava di essenza divina, una e medesima che la divinitá, «secondo che l’unitá è distinta nella generata e generante, o producente e prodotta». Bruno, nel suo entusiasmo per la natura divina, dice che lo spirito eroico


vede l’anfitrite, il fonte de tutti numeri, de tutte specie, de tutte raggioni che è la monade, vera essenza dell’essere de tutti, e, se non la vede in sua essenza, in absoluta luce, la vede nella sua genitura, che gli è simile, che è la sua immagine: perché dalla monade, che è la