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Il Roscio del secolo fu il Verato, di Ferrara, celebrato dal Tasso e dal Guarini, che intitolò dal suo nome un’apologia del suo dramma. La commedia dell’arte non era altro se non la stessa commedia erudita tolta di mano agli accademici e rinfrescata nella vita popolare, maneggiata da scrittori meno dotti, ma piú pratici del teatro e piú intelligenti del gusto pubblico: perciò piú svelta e vivace nel suo andamento, e rallegrata da quello spirito che viene dall’improvviso e dall’uso del dialetto, non senza cadere a sua volta nel vizio opposto alla pedanteria, ne’ lazzi sconci degli Arlecchini. Di essa non sono rimasti che gli scheletri: tutto ciò che vi aggiungeva l’immaginazione improvvisatrice vive solo nell’ammirazione de’ contemporanei.

Accanto al comico e al romanzesco si sviluppava il sentimento idillico, con tanto piú forza quanto la societá era piú artificiata e raffinata. L’idillio si presentava come contrasto tra l’onore e l’amore, tra la citta e la villa, tra le leggi sociali e le leggi della natura. Naturalmente è l’amore o la natura che vince. La felicitá, posta nell’etá dell’oro, cioè a dire fuori de’ travagli e delle agitazioni della vita reale, nel riposo o tranquillitá dell’anima; la vita rustica, con quelle bellezze della natura, con quella vita di godimenti semplici, con quella spontaneitá e ingenuitá di sentimenti, era quel naturale contrapposto di un mondo convenzionale, che senti nell’Aminta e nel «pastore» di Erminia. L’ideale poetico, posto fuori della societá, in un mondo pastorale, rivelava una vita sociale prosaica, vuota di ogni idealitá. La poesia, incalzata da tanta prosa, si rifuggiva, come in un ultimo asilo, ne’ campi, e lá gli uomini di qualche valore attingevano le loro ispirazioni; di lá uscirono i versi del Poliziano, del Pontano e del Tasso. Come la commedia a soggetto era il pascolo della plebe, il dramma pastorale era il grato trattenimento delle corti, che ci trovavano un linguaggio piú castigato e predicatore di virtú fuori di ogni applicazione alla vita pratica. Perciò, come la commedia divenne sempre piú licenziosa e plebea, il dramma pastorale prese aria cortigiana, e quel mondo semplice della natura si manifestò con una raffinatezza degna delle nobili principesse spettatrici. Questo carattere, giá visibile nell’Aminta,