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xvii - torquato tasso 167


Con l’elegiaco si accompagna l’idillico. L’immagine sua piú pura e ideale è l’innamorata Erminia, che acqueta le cure e le smanie nel riposo della vita campestre. Quella scena è tra le piú interessanti della poesia italiana. Erminia è comica nel suo atteggiamento eroico, e fredda e accademica nelle sue discussioni tra l’onore e l’amore; ma, quando si abbandona all’amore, si rivelano in lei di bei movimenti lirici, come:


                               Oh belle agli occhi miei tende latine!      


Nella sua anima ci è l’impronta malinconica e pensosa del Tasso: una certa dolcezza e delicatezza di fibra, che la tien lontana dalla disperazione e la dispone alla pace e alla solitudine campestre, della quale un pastore gli fa un quadro tra’ piú finiti della nostra poesia. Erminia, errante pe’ campi con le sue pecorelle, tutta sola in compagnia del suo amore, pensosa e fantastica e lacrimosa, espande le sue pene con una dolcezza musicale, il cui segreto è meno nelle immagini che nel numero. Trovi reminiscenze petrarchesche e luoghi comuni in una musica nuova, piena di misteri o di «non so che» nella sua melodia. Un traduttore può rendere il senso, ma non la musica di quelle ottave. L’anima del poeta non è nelle cose, ma nel loro suono, a cui è sacrificata alcuna volta la proprietá, la precisione, la sobrietá, tutte le altre qualitá dello stile, che rendono ammirabile il Petrarca, suo ispiratore: pur non te ne avvedi sotto la malia di quell’onda musicale, che non è un artifizio esteriore e meccanico, ma è il «non so che» del sentimento, che viene dall’anima e va all’anima.

L’idillico non è in questa o quella scena, ma è la sostanza del poema, il suo significato. La base ideale del poema è il trionfo della virtú sul piacere o della ragione sulle passioni. Un lato di questa base rimane intellettuale e allegorico, e si risolve poeticamente in esortazioni paterne, come :


                                    Signor, non sotto l’ombra o in piaggia molle,
tra fonti e fior, tra ninfe e tra sirene,
ma in cima all’erto e faticoso colle
della virtú riposto è il nostro bene.