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136 storia della letteratura italiana


Sofronia, Clorinda; e la donna tassesca: Erminia, Armida — La natura incantata o il paradiso voluttuoso, e la selva incantata: il mondo elegiaco-idillico del Tasso, condensato e accentuato — Musicalitá: il fantasticare dell’anima tra molli onde di melodia malinconica e voluttuosa: carattere meridionale — Come le si congiungano la concettositá, il parallelismo, l’antitesi: l’orpello del Tasso — Il Tasso, poeta di transizione, tra reminiscenze e presentimenti, e martire inconscio della tragedia della decadenza italiana.]


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L’Ariosto, il Machiavelli, l’Aretino sono le tre forme dello spirito italiano a quel tempo: un’immaginazione serena e artistica, che si sente pura immaginazione e beffa se stessa; un intelletto adulto, che dá bando alle illusioni dell’immaginazione e del sentimento, e t’introduce nel santuario della scienza, nel mondo dell’uomo e della natura; una dissoluzione morale, senza rimorso, perché senza coscienza, perciò sfacciata e cinica. Intorno all’Ariosto si schierano gl’innumerabili novellieri, romanzieri e comici, pasto avido di popolo colto e ozioso, che vive di castelli incantati, perché non prende piú sul serio la vita reale. Intorno al Machiavelli si stringono tutta una schiera d’illustri statisti e storici, come il Guicciardini, il Giannotti, il Paruta, il Segni, il Nardi e tutt’i grandi pensatori, che cercano la redenzione nella scienza. Attorno all’Aretino si move tutto il mondo plebeo de’ letterati, istrioni, buffoni, cortigiani, speculatori e mestieranti. L’Ariosto spinge l’immaginazione fino al punto che provoca l’ironia. Il Machiavelli spinge la sua realtá e la logica a tal segno che produce il raccapriccio. E l’Aretino spinge il suo cinismo a tal grado che produce il disgusto. Queste tre forme dello spirito si riflettono in loro ingrandite e condensate.

Quello era il tempo che i grandi Stati d’ Europa prendevano stabile assetto e fondavano ciascuno la «patria» di Machiavelli, cioè una totalitá politica fortificata e cementata da idee religiose, morali e nazionali. E quello era il tempo che l’Italia non solo non riusciva a fondare la patria, ma perdeva affatto la sua indipendenza, la sua libertá, il suo primato nella storia del mondo.