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116 storia della letteratura italiana


acquetarsi chi non crede che il cielo abbia migliore scola che i Dottrinale novellis...

Circa le cose di Fiorenza... me ne do pochissima cura, avenga che i fondamenti de le mie speranze son posti in Dio e in Cesare, e, grazia de le Lor Maestá, aggiugnendoci cento scudi di pensione che mi dá il marchese del Vasto e altretanti che me ne paga il principe di Salerno, ne ho seicento di rendita, con mille appresso che me ne procaccio l’anno con un quaterno di fogli e con una ampolla d’ inchiostro: onde vivo come si sa per questa cittá serenissima...

Oltra le medaglie di conio, di getto, in oro, in ariento, in rame, in piombo e in istucco, io tengo il naturale de la effigie nelle facciate dei palazzi; io l’ho improntata ne le casse dei pettini, negli ornamenti degli specchi, nei piatti di maiolica, al par d’Alessandro, di Cesare e di Scipio. E piú vi affermo che a Murano alcune sorti di vasi di cristallo si chiamano gli «aretini». E l’«aretina» nominasi la razza degli ubini, in memoria d’una che a me Clemente papa ed io a Federigo duca diedi. Il «rio dell’Aretino» è battezzato quel che bagna un dei lati della casa ch’io abito sul gran Canale. E per piú crepaggine dei pedagoghi, oltra il dirsi lo «stile aretino», tre mie cameriere o massare, da me partite e signore diventate, si fanno chiamare l’«aretine». Si che ci è dei guai circa il voler arrivare a tal segno per mezzo del «ianua sum rudibus».


E non erano ciarle. L’Ariosto dice di lui : «il flagello De’ principi, il divin Pietro Aretino». Un pedante, parlando delle lettere dell’Aretino e del Bembo, diceva al Bembo: — Chiameremo voi il nostro Cicerone, e lui il nostro Plinio. — Purché Pietro se ne contenti — rispose il Bembo. E non se ne contentava. A Bernardo Tasso, che vantava le sue lettere, scrive:


Egli è certo che il troppo amore che portate alle cose vostre e il non punto che tenete dell’altrui vi hanno messo in compromessa il giudizio... Oltra il confrontarvi con l’openione di chi sa, venivansi confermando ancora i modi del proceder vostro in le pistole, nel cui necessario essercizio supplite al mancamento del non mi potere contrafare in le sentenzie né in le comparazioni (che in me nascono e in voi moiono) coi lisci e coi belletti delle fertili corrispondenzie, ch’io uso nell’ordine... Invero che nel contesto