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98 storia della letteratura italiana


cotesti danari, da poter cominciare a far qualche bene». — Parla spesso solo, e si fa il suo esame, e si dá l’assoluzione, sempre che gliene venga utile:


Messer Nicia e Callimaco son ricchi, e da ciascuno per diversi rispetti sono per trarre assai. La cosa conviene che stia segreta, perché l’importa cosi a loro dirla come a me. Sia come si voglia, io non me ne pento.


Se mostra inquietudine, è per paura che si sappia :


Dio sa ch’io non pensava a ingiuriare persona: stavami nella mia cella, diceva il mio officio, intratteneva i miei divoti. Capitommi innanzi questo diavolo di Ligurio, che mi fece intignere il dito in un errore, donde io vi ho messo il braccio e tutta la persona, e non so ancora dove io m’abbia a capitare. Pure mi conforto che, quando una cosa importa a molti, molti ne hanno aver cura.


Questo è l’uomo a cui la madre conduce la figliuola. Il frate spiega tutta la sua industria a persuaderla, e non si fa coscienza di adoperarvi quel poco che sa del Vangelo e della storia sacra:


Io son contenta — conchiude Lucrezia; — ma non credo mai esser viva domattina.


E il frate risponde:


Non dubitare, figliuola mia, io pregherò Dio per te, io dirò l’orazione dell’angiol Raffaello, che t’accompagni. Andate in buon’ora, e preparatevi a questo misterio, ché si fa sera.

— Rimanete in pace, padre, —


dice la madre; e la povera Lucrezia, che non è ben persuasa, sospira :


Dio m’aiuti e la Nostra Donna ch’io non capiti male.


Quel fatto il frate lo chiama un «misterio», e il mezzano è l’«angiol Raffaello» !

Queste cose movevano indignazione in Germania e provocavano la Riforma. In Italia facevano ridere. E il primo a ridere