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quel vuoto immenso non rimaneva altro in piedi che la coltura come coltura e l’arte come arte. Ed era appunto la negazione che appariva nell’arte sotto forma comica e formava il suo contenuto. Che cosa era quell’arte? Era il ritratto dello spirito italiano. Era la contemplazione di una forma perfetta nella indifferenza o negazione del conteuto. La societá vagheggiava nell’arte se stessa.

Ma era una societá spensierata e accademica, che non si era ancora guardata al di dentro, non si avea fatto il suo esame di coscienza. E quando per la prima volta gitta l’occhio entro di sé e domanda: — che sono dunque? onde vengo? ove vado? — la risposta non poteva essere altra che questa : — Sono corpo : vengo dalla terra e torno alla terra, 1 ’«alma parens», la gran madre antica. — • Questa risposta dapprima fa rabbrividire : sembra una scoperta, ed è un risultato. E invade le universitá e si attira i fulmini del concilio. — Zitto! — grida la borghesia gaudente e spensierata, che non volea esser turbata nel suo alto sonno. E la cosa rimase li. ulntus ut libet, foris ut moris», diceva Cremonini. Credete come volete, ma parlate come parlano. E le audacie del Valla e del Pomponazzi si perdettero nel rumore de’ baccanali. Ci era la cosa, ma non si voleva la parola. Materialismo era in tutto: nella vita, nelle lettere, nelle sue applicazioni alla morale, alla politica, all’uomo e alla natura. Ma non si chiamava «materialismo» : si chiamava «coltura» , «arte», «erudizione», «civiltá», «bellezza», «eleganza»: ipocrisia in alcuni, in altri corta intelligenza. Cosi si viveva tutti in buon accordo e allegramente, e quando veniva la bile ci era lo sfogatoio : permesso di dir male de’ preti e anche del papa e di abbandonarsi a tutt’ i piaceri corporali, andando a messa, facendosi il segno della croce e gridando contro gli eretici, e specialmente contro i signori luterani che con le loro malinconie teologiche minacciavano il mondo di una nuova barbarie. Pigliare sul serio la teologia! Questo per i nostri letterati era un tornare indietro di due secoli.

Fu appunto in quel tempo che Lutero, spaventato come Savonarola alla vista di cosi vasta corruttela italiana, proclamò la