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Essendo tutto un giuoco d’ immaginazione, a cui rimane estraneo il cuore e la mente, la forma comica nella quale si dissolve è la caricatura degradata sino alla pura buffoneria. Lo spirito volge in giuoco anche quel giuoco d’ immaginazione, intorno a cui si travagliarono con tanta serietá il Boccáccio, il Sacchetti, il Magnifico, il Poliziano, il Pulci, il Berni, il Lasca, divenuto nel Furioso il mondo organico dell’arte italiana; e traduce l’ ironia ariostesca in aperta buffoneria, avvolgendo in una clamorosa risata tutti gl’ idoli dell’ immaginazione, antichi e nuovi. La nuova arte, uscita dalla dissoluzione religiosa, politica e morale del medio evo e rimasta nel vuoto, innamorata di solo se stessa come Narciso, va a morire per mano di un frate sfratato, di Teofilo Folengo : muore ridendo di tutto e di se stessa. La Maccaronea del Folengo chiude questo ciclo negativo e comico dell’arte italiana.

Ma ci era anche un lato positivo. Mentre ogni specie di contenuto è messa in giuoco e l’arte, cacciata anche dal regno dell’ immaginazione, si scopre vuota forma, un nuovo contenuto si va elaborando dall’ intelletto italiano, e penetra nella coscienza e

vi ricostruisce un mon^o interiore, ricrea una fede non piú

religiosa ma scientifica, cercando la base non in un mondo soprannaturale e sopraumano, ma al di dentro stesso dell’uomo e della natura. Pomponazzi, negando 1’esistenza degli universali, rigettando i miracoli, proclamando mortale l’anima e spezzando ogni legame tra il cielo e la terra, pose obbiettivo della scienza l’uomo e la natura. Platonici e aristotelici per diverse vie proclamavano l’autonomia della scienza, la sua indipendenza dalla t ilogia e dal dogma. La Chiesa lasciava Ubero il passo a tutta q dia letteratura frivola e oscena e a tutta quella vita Ucenziosa, dt la quale era esempio la corte di Leone; ma non potea veder senza inquietudine questo risvegUarsi dell’ inteffigenza nelle scuole. Il materialismo pratico, l’ indifferenza rehgiosa era spettacolo vecchio; ma la spaventava quel materiahsmo alzato a dott i: a e l’ indifferenza divenuta aperta negazione, con quella ipocrita distinzione di cose vere secondo la fede e false secondo la scienza. Il conciho lateranense testimonia la sua inquietudine.

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