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trasparisce giá nell’ Alberti, nel Boiardo, nel Poliziano. La violenta reazione del Savonarola non fa che accrescere forza e celeritá al movimento e dargli coscienza di sé. Il secolo decimosesto nella sua prima metá non è che questo medesimo movimento scrutato profondamente, rappresentato nel suo insieme e condotto per le varie sue forme sino al suo esaurimento. È la sintesi che succede all’analisi.

Qual è il lato positivo di questo movimento? È 1* ideale

della forma, amata e studiata come forma, indifferente il contenuto.

E qual è il suo lato negativo? È appunto l’ indifferenza del contenuto : una specie di eccletismo negli uni, come Raffaello, Vinci, Michelangelo, il Ficino, il Pico, che abbracciano ogni contenuto, perché ogni contenuto appartiene alla coltura, all’arte e al pensiero; eccletismo accompagnato negli altri da una satira allegra e senza fiele di quei principi e forme e costumi del passato ancora in credito presso le classi inculte.

Ciò che è divino in questo movimento è l’ ideale della forma, o, per trovare una frase piú comprensiva, è la coltura presa in se stessa ,e deificata. Il lato comico e negativo non è, esso medesimo, che una rivelazione della coltura.

Il «limbo» di Dante e l’Amorosa visione del Boccaccio fanno giá presentire quest’orgoglio di un’etá nuova, che comprendeva e glorificava tutta la coltura. Orfeo annunzia al suono della lira la nuora civiltá, che ha la sua apoteosi nella Scuola di Atene, ispirazione dantesca di Raffaello, rimasta cosi popolare perch’ ivi è l’anima del secolo, la sua sintesi e la sua divinitá. Questa Scuola d’ Atene con i tre quadri compagni, che comprendono nel loro sviluppo storico teologia, poesia e giurisprudenza, è il poema della coltura, di cosi larghe proporzioni come il paradiso di Dante, aggiuntovi il limbo. Il quadro diviene una vera composizione come lo vagheggiava Dante ne’ suoi dipinti del purgatorio : il suo santo Stefano e il suo Davide hanno un riscontro del Cenacolo, nella Sacra famiglia, nella Trasfigurazione, nel Giudizio ; poemi sparsi qua e lá di presentimenti drammatici. Il pittore vagheggia la bellezza nella forma come l’Alberti o il Poliziano,