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sviluppata da ogni velo allegorico dantesco e petrarchesco, a contorni precisi e finiti, pur divina nella sua realtá :

nell’atto regalmente è mansueta,

e pur col ciglio le tempeste acqueta.

Tra il poeta e il suo mondo non ci è comunione diretta: ci stanno di mezzo Virgilio, Teocrito, Orazio, Stazio, Ovidio, che gli prestano le loro immagini e i loro colori. Ma egli ha un gusto cosi fine e un sentimento della forma cosi squisito, che ciò che riceve esce con la sua stampa come una nuova creazione. Ci è nel suo spirito una grazia che ingentilisce il volgare naturalismo del suo tempo, e una delicatezza che gli fa cogliere del suo mondo il piú bel fiore. L’ insignificante, il rozzo, il plebeo non entra nella sua immaginazione: ciò che sta li dentro è tutto elegante e profumato, e non cessa che non l’abbia reso con l’ultima finitezza e perfezione. Le sue reminiscenze mitologiche e classiche sono semplici mezzi di colorito e di rilievo : gli sta innanzi Venere, Diana, e la tale e tale frase di Ovidio o di Virgilio; ma il suo spirito va al di lá della frase, attinge le cose nella loro vita, e le rende con evidenza e naturalezza. Perciò, raro connubio, l’eleganza in lui non è mai rettorica e si accompagna con la naturalezza, perché ha delle cose una impressione propria e schietta. La mammola, la rosa, l’ellera, la vite, il montone, la capra, gli uccelli, le aurette, l’erba e il fiore, tutto si anima e si configura e prende le piu vaghe e gentili attitudini innanzi a questa immaginazione idillica. Ciò che prova non è sensualitá : è voluttá, sensazione alzata a sentimento, che fonde il plastico e te ne fa sentire la musica interiore. Ottiene potentissimi effetti con la massima semplicitá de’ mezzi; spesso col solo allogare gli oggetti, ora aggruppando, ora distinguendo, e tutto animando, come persone vive. Tale è la mammoletta verginella con gli occhi bassi e vergognosa, e Veliera che va carpone co’ piedi storti, o l’erba che si maraviglia della sua bellezza, bianca, cilestre, pallida e vermiglia. Il sentimento che n’esce non ha virtú di tirarti dalle cose e lanciarti in infiniti spazi; anzi ti chiude nella tua contemplazione e vi ti tiene