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senza grande influenza sul suo avvenire. L’arte italiana nasceva non in mezzo al popolo ma nelle scuole, fra san Tommaso e Aristotele, tra san Bonaventura e Platone.

La poesia di Guido ha il difetto della sua qualitá : la profonditá diviene sottigliezza, e l’ immaginazione diviene rettorica, quando vuole esprimere sentimenti che non prova. Vuol esprimere il suo stato quando fu colpito dal dardo di Amore, e dice che quel dardo

per gli occhi passa, come fa lo trono *, che fèr per la finestra della torre e ciò, che dentro trova, spezza e fende.

Rimagno come statua d’ ottono, ove spirto né vita non ricorre, se non che la figura d’uomo rende.

Queste non sono certo le insipide sottigliezze di Iacopo da Lentino. Ci si vede l’uomo d’ ingegno e la mente che peDsa. Ma non è linguaggio d’ innamorato questo sottilizzare e fantasticare sul suo amore e sul suo stato.

Immensa fu l’ impressione che produsse questa poesia di Guido, se vogliamo giudicarla da quella che n’ebbe Dante, che lo imitò tante volte, che lo chiamò «padre suo», che la magnifica terza strofa scelse a materia della sua canzone sulla «nobiltá», che ebbe la stessa scuola poetica, che nota la celebritá a cui venne l’uno e l’altro Guido 1 2 e aggiunge :

e forse è nato

chi l’uno e l’altro caccerá di nido.

Guido oscurò tutt’ i trovatori e sali a gran fama presso un pubblico avido di scienza e pieno d’ immaginazione, di cui Guido era il ritratto; un pubblico uscito dalle scuole, per il quale

1 Tuono.

2 Guido Guinicelli e Guido Cavalcanti.