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i sentimenti, si fa cullare dolcemente dalla sua immaginazione in questo mondo idillico, e descrive paesaggi e scene di famiglia e costumi pastorali con una facilitá che spesso è negligenza, non è mai affettazione o esagerazione. La tromba è mutata nella zampogna, suono piú umile ma uguale e armonioso: l’ottava procede piana e naturale, talora troppo rimessa; e non mancano di bei versi imitativi. Africo e Mensola debbono dividersi, ché l’ora è tarda; e il poeta dice:

Partir non si sanno,

ma or si partono, or tornano, or vanno.

Altrove dice :

Sempre mirandosi avanti ed intorno se Mensola vedea poneva mente.

Frequente è in lui l’uso dello sdrucciolo in mezzo al verso e quell’entrare de’ versi l’uno nell’altro, che slega e intoppa le sue ottave eroiche, ma dá a queste ottave idilliche un aspetto di naturalezza e di grazia. Il suo periodo poetico, saltellante e imbrogliato nella Teseide, qui è corrente e spedito, assai prossimo al linguaggio naturale familiare :

Ella lo vide prima che lui lei, perché a fuggir del campo ella prendea:

Africo la senti gridare: — Omei! — e poi guardando fuggir la vedea: e infra sé disse: — Per certo costei è Mensola; — e poi dietro le correa; e si la prega e per nome la chiama, dicendo: — Aspetta quel che tanto t’ama. —

Africo dorme; e il padre dice alla moglie, Alimena:

— O cara sposa,

nostro figliuol mi pare addormentato, e molto ad agio in sul letto si posa, si che a destarlo mi parria peccato, e forse gli saria cosa gravosa sed io l’avessi del sonno svegliato.

— E tu di’ vero — diceva Alimena : — lasciai posare e non gli dar piú pena. —