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dentro, ma ciò che può rendersi in quella forma e secondo quel modello : difetti visibili nell’Africa. Cosi si formò una coscienza puramente letteraria, lo studio della forma in se stessa con tutti gli artifici e i lenocini della rettorica; ciò che fu detto «eleganza», «forma scelta e nobile» : maniera di scrivere artificiosa, che pare anche nelle sue canzoni politiche, come quella a Cola da Rienzo; opera piú di letterato che di poeta, e perciò pregiata molto finché in Italia durò questa coscienza artificiale.

In veritá il Petrarca era tu tt’ altro che romano o latino, come pur voleva parere : potè latinizzare il suo nome, ma non la sua anima. Lo scrittore latino è tutto al di fuori, ne’ fatti e nelle cose, è tutto vita attiva e virile; diresti non abbia il tempo di piegarsi in sé e interrogarsi. AI Petrarca sta male l’abito di Cicerone; anche i contemporanei, a sentirlo, battevano le mani e ridevano. Non sentivano l’uomo in tutto quel rimbombo ciceroniano. L’uomo c’era, ma piú simile all’anacoreta e al santo che a Livio e a Cicerone, piú inclinato alle fantasie e alle estasi che all’azione. Natura contemplativa e solitaria, la vita esterna fu a lui non occupazione, ma diversione; la sua vera vita fu tutta al di dentro di sé: il solitario di Vaichiusa fu il poeta di se stesso. Dante alzò Beatrice nell’universo, del quale si fece la coscienza e la voce : egli calò tutto l’universo in Laura, e fece di lei e di sé il suo mondo. Qui fu la sua vita, e qui fu la sua gloria.

Pare un regresso: pure è un progresso. Questo mondo è piú piccolo, è appena un frammento della vasta sintesi dantesca; ma è un frammento divenuto una compiuta e ricca totalitá, un mondo pieno, concreto, sviluppato, analizzato, ricerco ne’ piú intimi recessi. Beatrice, sviluppata dal simbolo e dalla scolastica, qui è Laura nella sua chiarezza e personalitá di donna; l’amore, scioltosi dalle universe cose entro le quali giaceva inviluppato, qui non è concetto né simbolo, ma sentimento; e l’amante, che occupa sempre la scena, ti dá la storia della sua anima, instancabile esploratore di se stesso. In questo lavoro analitico-psicologico la realtá pare sull’orizzonte chiara e schietta, sgombra di tutte le nebbie tra le quali era stata ravvolta. Usciamo infine da’ miti, da’ simboli, dalle astrattezze teologiche e