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radiso non c’ è canto e non luce e non riso; ma, essendo Dante spettatore terreno del paradiso, lo vede sotto forme terrene :

Per questo la Scrittura condiscende a vostra facultade, e piedi e mano attribuisce a Dio, ed altro intende.

Cosi Dante ha potuto conciliare la teologia e l’arte. Il paradiso teologico è spirito, fuori del senso e dell’ immaginazione e dell’ intelletto : Dante gli dá parvenza umana e lo rende sensibile ed intelligibile. Le anime ridono, cantano, ragionano come uomini. Questo rende il paradiso accessibile all’arte.

Siamo all’ultima dissoluzione della forma. Corpulenta e materiale nell ’Inferno, pittorica e fantastica nel Purgatorio, qui è lirica e musicale : immediata parvenza dello spirito, assoluta luce senza contenuto, fascia e cerchio dello spirito, non esso spirito. Il purgatorio, come la terra, riceve la luce dal sole e dalle stelle, e queste 1’ hanno immediatamente da Dio; sicché le anime purganti, come gli uomini, veggono il sole, e nel sole intra wedono Dio, offertosi giá alla fantasia popolare come emanazione di luce. Ma i beati intuiscono Dio direttamente per la luce che move da lui senza mezzo :

Lume, ch’a lui veder ne condiziona.

Adunque il paradiso è la piú spirituale manifestazione di Dio; e perciò di tutte le forme non rimane altro che luce, di tutti gli affetti non altro che amore, di tutt’ i sentimenti non altro che beatitudine, di tutti gli atti non altro che contemplazione. Amore, beatitudine, contemplazione prendono anche forma di luce: gli spiriti si scaldano ai raggi d’amore; la beatitudine o letizia sfavilla negli occhi e fiammeggia nel riso; e la veritá è siccome in uno specchio dipinta nel cospetto eterno :

Luce intellettual piena d’amore, amor di vero ben pien di letizia, letizia che trascende ogni dolzore.

Gli affetti e i pensieri delle anime si manifestano con la luce; l’ ira di san Pietro fa trascolorare tutto il paradiso.