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eccellenza a cui era venuto il volgare, maneggiato da un’anima piena di tenerezza e d’immaginazione :
Tapina me che amava uno sparviero; amaval tanto ch’io me ne moria; a lo richiamo ben m’era maniero, ed unque troppo pascer noi dovia.
Or è montato e salito si altero, assai piú altero che far non solia; ed è assiso dentro a un verziero, e un’altra donna Pavera in balia.
Isparvier mio, eh’ io t’avea nodrito; sonaglio d’oro ti facea portare, perché nell’ uccellar fossi piú ardito;
or sei salito siccome lo mare, ed hai rotti li geti 1 e sei fuggito quando eri fermo nel tuo uccellare.
Con la caduta degli Svevi questa vivace e fiorita coltura siciliana stagnò, prima che acquistasse una coscienza piú chiara di sé e venisse a maturitá. La rovina fu tale che quasi ogni memoria se ne spense, ed anche oggi, dopo tante ricerche, non hai che congetture, oscurate da grandi lacune.
Nata feudale e cortigiana, questa coltura difiondevasi giá nelle classi inferiori ed acquistava una impronta tutta meridionale. Il suo carattere non è la forza né l’elevatezza, ma una tenerezza raddolcita dall’ immaginazione e non so che molle e voluttuoso fra tanto riso di natura. Anche nella lingua penetra questa mollezza, e le dá una fisonomia abbandonata e musicale, come d’uomo che canti e non parli, in uno stato di dolce riposo : qualitá spiccata de’ dialetti meridionali.
La parte ghibellina, sconfitta a Benevento, non si rilevò piú. Lo nobile signore Federico e il bennato re Manfredi dieron luogo ai papi e agli Angioini loro fidi. La parte popolana ebbe il di sopra in Toscana, e la libertá de’ cornimi fu assicurata. La
1 «Geto» è un lacciuolo di pelle che si lega a’ piè degli uccelli.
2 F- de Sanctis, Storia della letteratura italiana - 1.