Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/207

male si riscote e si sente e, mediante l’espiazione e il dolore, si purifica e si salva. Onde con senso profondo il purgatorio esce dall’ultima bolgia infernale; e Lucifero, principe delle tenebre, è quello stesso per le spalle del quale Dante salendo esce a riveder le stelle.

Ci è un avanti-purgatorio, dove la carne fa la sua ultima apparizione. Il suo potere non è piú al di dentro: l’anima è giá libera; della carne non resta che la mala abitudine. Gradazione finissima e altamente comica, dalla quale è uscito l’ immortale ritratto di Belacqua; caricatura felicissima nella figura, ne’ movimenti, nelle parole, e tanto piú comica quanto piú Belacqua si sforza di rimaner serio, usando un’ ironia che si volge contro di lui.

Questo avanti-purgatorio è quasi una transizione tra l’ inferno e il purgatorio : il peccato vi è e non v’ è; è ancora nell’abitudine, non è piú nell’anima; il demonio ci sta sotto la forma del serpente d’ Èva, involto tra l’erbe e i fiori, cacciato via da due angioli dalle vesti e dalle ali di color verde, simbolo della speranza. Comparisce per scomparire, quasi per far testimonianza che se ne va dalla scena per sempre. Innanzi alla porta del purgatorio scompare il diavolo e muore la carne, e con la carne gran parte di poesia se ne va.

L’anima non appartiene piú alla carne, ma 1’ ha avuta una volta sua padrona e se ne ricorda. La carne non è piú una realtá come nell’ inferno, ma una ricordanza. Ne’ sette gironi, rispondenti a’ sette peccati mortali, le anime ricordano le colpe per condannarle, ricordano le virtú per compiacersene.

Quel ricordare le colpe non è se non l’ inferno che ricomparisce in purgatorio per esservi giudicato e condannato; quel ricordare le virtú non è se non il paradiso che preluce in purgatorio per esservi desiderato e vagheggiato : l’ inferno ci sta in rimembranza; il paradiso ci sta in desiderio. Carne e spirito non sono una realtá: la tirannia della carne è una rimembranza; la libertá dello spirito è un desiderio.

Poiché la realtá non è piú in presenza ma in immaginazione, essa vi sta non come azione rappresentata e drammatica ma