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traendosi appresso il lordo, l’osceno, il disgustoso: lo spirito, divenuto malizia, è qui decaduto, degradato; e con lui si oscura la nobile faccia umana. Ulisse stesso per la sua malizia ha la sua figura coperta e fasciata dalle fiamme. Siamo in un mondo comico.

La regina delle forme comiche è la caricatura, il difetto còlto come immagine e idealizzato. Al che si richiede che il personaggio operi ingenuamente e brutalmente, come non avesse coscienza del suo difetto, a quel modo che si vede in Sancio Panza e in don Abbondio, eccellenti caratteri comici. I dannati di Malabolge sono cosi fatti : essi sono cinici e perciò ridicoli, come i diavoli nel canto ventesimosecondo, rissosi, abietti, vanitosi, bassamente feroci ne’ loro atti. Cosi sono i ladri, i truffatori, i barattieri; plebe in cui il vizio è cosi connaturato, che non se ne accorge piú. Tale è Nicolò terzo, vano del suo «papale ammanto», che crede Dante venuto nell’ inferno apposta per veder lui. Tali sono pure Sinone e maestro Adamo. Essi si mostrano nella loro naturalezza, e possono essere rappresentati nella forma diretta e immediata, isolando il difetto dagli accessori e idealizzandolo, divenuto un contromodello, l’ immagine opposta a quel tipo, a quel modello di perfezione che ciascuno ha in mente: qui è la caricatura. Le concezioni di Dante sono di un comico plebeo della piú bassa lega : sia esempio la rissa tra Sinone e maestro Adamo. Si rimane nel buffonesco, l’ infimo grado del comico. Quest’uomo, cosi possente creatore d’ immagini nell’ inferno tragico, qui si sente arido, freddo, in un mondo non suo. Le situazioni sono comiche, ma il comico è rozzamete formato e non è artistico : non ha la sua immagine, che è la caricatura, né la sua impressione, che è il riso. Due persone in rissa cadono in un lago d’acqua bollente che li divide. Situazione comica, se mai ce ne fu. Il poeta dice:

Lo caldo sghermidor subito fue.

Espressione vivace, ma che non sveglia nessuna immagine e ti lascia freddo. Non ha saputo cogliere quel movimento, quella

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