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«sovrano»; e il comento per sua natura è servo e non signore, e dee ubbidire e non comandare. Ora il latino non può ubbidire, perché «comandatore» e sovrano del volgare. Oltreché, come può il latino comentare il volgare, non conoscendo il volgare? E che il latino non è conoscente del volgare, si vede : «ché uno abituato di latino non distingue, s’egli è d’Italia, lo volgare provenzale dal tedesco, né il tedesco lo volgare italico o provenzale». Ecco le opinioni, le forme e le sottigliezze della scuola. Questa novitá di scrivere di scienza in volgare, che è come dare a’ convitati «pane di biado e non di formento», gli pare cosi grande, che a difendersene spende otto capitoli, modello di barbarie scolastica. Lasciando stare le sottigliezze, la sostanza è questa : ch’egli usa «il volgare di si», perché loquela propria e «delli suoi generanti», e suo «introducitore» nello studio del latino, e perciò «nella via di scienza eh’ è ultima perfezione» . Scrisse in volgare le rime; il volgare usò «deliberando, interpretando e quistionando» ; dal principio della vita ebbe con esso «benivolenza e conversazione» ; il volgare è l’amico suo, dal quale non si sa dividere. Coloro «fanno vile lo parlare italico e prezioso quello di Provenza», che, per «iscusarsi dal non dire o dal dire male, accusano o incolpano la materia, cioè lo volgare proprio» . La plebe o, come dice egli, «le popolari persone» cadono «nella fossa» di questa falsa opinione per poca discrezione; ’< per che incontra che molte volte gridano : — Viva la loro morte — • e — Muoia la loro vita, — purché alcuno cominci», e sono da chiamare «pecore e non uomini». Gli altri vi caggiono per vanitá o per vanagloria o per invidia o per pusillanimitá. Questo disamare «lo proprio volgare» e pregiare l’altrui gli pare un adulterio, conchiudendo con queste sdegnose parole : «E tutti questi cotali sono gli abbominevoli cattivi d’ Italia, che hanno a vile questo prezioso volgare; lo quale, se è vile m alcuna cosa, non è se non in quanto egli suona nella bocca meretrice di questi adulteri». E però egli scrive questo comento in volgare, per fargli avere «in atto e palese quella bontade che ha in podere e occulto», mostrando che la sua virtú si manifesta anche in prosa, senza le accidentali adornezze della