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libro..., furono i principali alla distruzione della citta». Povero Dino! e si affigge il brav’uomo e si pente, e «di quel saramento molte lacrime sparsi, pensando quante anime ne sono dannate per la loro malizia» .

Carlo venne, e diètrogli, dicendo che vernano a onorare il signore, lucchesi, perugini, e Cante d’Agobbio e molti altri, a sei e dieci per volta, tutti avversari de’ Cerchi; e «ciascuno si mostrava amico». Dino fece il ponte d’oro al nemico che entra, contro il proverbio. E Carlo ebbe in Firenze milledugento cavalli.

Che fa Dino? Sceglie quaranta cittadini di amendue le parti, perché provveggano alla salvezza della terra. Ciò che ci era negli animi è qui scolpito in pochi tratti : «Quelli che aveano reo proponimento non parlavano; gli altri aveano perduto il vigore. Baldino Falconieri, uomo vile, dicea : — Signori, io sto bene, perché non dormia sicuro». — Lapo Saltarelli, per riamicarsi il papa, ingiuria la Signoria e tiene in casa nascosto un confinato. Albertano del Giudice monta in ringhiera e biasima i signori. Pare coraggio civile, ed è viltá e diserzione. I nemici tacciono. Gli amici ingiuriano per farsi grazia. Cominciano i tradimenti : «I priori scrissono al papa segretamente; ma tutto seppe la parte nera, peroché quelli che giurarono credenza non la tennono».

Alfine Dino si risolve ad accomunare gli uffici, parlando «umilmente. . . con gran tenerezza dello scampo della citta» . Ma era troppo tardi. I Neri non volevano parte, ma tutto:

E Noffo Guidi parlò e disse : — Io dirò cosa che tu mi terrai crudele cittadino. — E io gli dissi che tacesse: e pur parlò, e fu di tanta arroganza, che mi domandò che mi piacesse far la loro parte, nell’ufficio, maggiore che l’altra; che tanto fu a dire quanto: — Disfa’ l’altra parte, — e me porre in luogo di Giuda. E io li risposi che, innanzi io facessi tanto tradimento, darei i miei figliuoli a mangiare a’ cani.

Carlo volea in mano i signori, e li facea spesso invitare a mangiare. E quelli si ricusavano, adducendo che la legge li costringea che fare non lo potevano; ma era perché stimavano