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d’uffici; e gli parea che, partendo ugualmente gli uffici, quelle discordie avessero a cessare. Gli parea pure che tutti amassero la cittá come facea lui, e fossero pronti per la sua libertá e il suo decoro a fare il sacrificio de’ loro odii e delle loro cupidigie. E gli parea che uomo di sangue regio non potesse mentire né spergiurare, e che nessuno potesse mancare alle promesse, quando fossero messe in carta. E anche questo gli parea : che gli amici stessero saldi intorno a lui e che ad un suo cenno tutti gli avessero ad ubbidire. Che cosa non parea al buon Dino? E con queste opinioni si mise al governo della repubblica. È la prima volta che si trova in presenza la morale com’era in Albertano giudice e come fu poi in Caterina, la morale de’ libri e la morale del mondo. E la contraddizione balza fuori con tutta l’energia di una prima impressione. Il brav’uomo al contatto del mondo reale cade di disinganno in disinganno, e ciascuna volta rivela la sua ingenuitá con un accento di maraviglia e d’ indignazione. Immaginatevelo alle prese con Bonifazio ottavo, Carlo di Valois e Corso Donati, ciò che di piú astuto e violento era a quel tempo. L’energia del sentimento morale offeso è il segreto della sua eloquenza. Qui non ci è nessuna intenzione letteraria : la narrazione procede rapida, naturale, sino alla rozzezza. Vi è un materiale crudo e accumulato e mescolato, senza ordine o scelta o distribuzione; ignota è l’arte del subordinare e del graduare; mancano i passaggi e le giunture; il fatto è spesso strozzato; spesso il colorito è un po’ risentito e teso: difetti di composizione gravi. Pure le qualitá essenziali che rendono un libro immortale stanno qui dentro : la sinceritá del1’ ispirazione, l’energia e la puritá del sentimento morale, la compiuta personalitá dello scrittore e del tempo, la maraviglia, l’ indignazione, il dolore, la passione del cronista, che comunica a tutto moto e vita.

In tempi meno torbidi Giovanni Villani scrisse la sua Cronaca di Firenze sino al 1348, continuata dal fratello Matteo e dal nipote Filippo. Mira a dar memoria de’ fatti, pigliandoli dove li trova, e spesso copiando o compendiando i cronisti che lo precessero. Sono nudi fatti, raccolti con scrupolosa diligenza, anche