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i - i siciliani 3


                                    Er sera1 ci passasti
correnno2 alla distisa3.
Acquistiti4 riposo, canzoneri5:
le tue paraole6 a me non piaccion gueri7.
     

La canzone è tirata giú tutta d’un fiato, piena di naturalezza e di brio e di movimenti drammatici, rapida, tutta cose, senza ombra di artificio e di rettorica. Ci è una finezza e gentilezza di concetti in forma ancor greggia, ineducata. E perciò il documento è piú prezioso, perché se l’ingegno del poeta apparisce ne’ concetti e ne’ sentimenti e nell’andamento vivo e rapido del dialogo, la forma è quasi impersonale, ritratto immediato e genuino di quel tempo.

E, studiando in quella forma, è facile indurre che c’era allora giá la nuova lingua, non ancora formata e fissata, ma tale che non solo si parlava ma si scriveva; e c’era pure una scuola poetica col suo repertorio di frasi e di concetti e con le sue forme tecniche e metriche giá fissate.

Chi sa quanto tempo si richiede perché una lingua nuova acquisti una certa forma che la renda atta ad essere scritta e cantata, può farsi capace che la lingua di Ciullo, ancoraché in uno stato ancora di formazione, dovea giá essere usata da parecchi secoli indietro.

E ci volle anche almeno un secolo perché fosse possibile una scuola poetica, giunta allora all’ultimo grado della sua storia, quando i concetti, i sentimenti e le forme diventano immobili come un dizionario e sono in tutti i medesimi.



  1. Ieri sera: in provenzale «er sera», dal latino «heri sero».
  2. «Correnno», forma napoletana: «quanno, murino, dicenno, correnno», ecc.
  3. «Alla distisa», a tutta corsa.
  4. «Acquistiti» in luogo di «acquistati», desinenza dell’imperativo usata anche oggi in parecchi luoghi: «acquistiti riposo» vuol dire «vattene in pace, ritirati e finiscila, acquetati».
  5. «Canzoneri, canzonerò, canzonere» vuol dire canzonatore, burlatore.
  6. «Paraole» o «parabole», in provenzale «paraulas».
  7. «Gueri» o, come è in Brunetto Latini, «guero»: guari, punto, niente affatto:
    in francese «guère».