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iv - la prosa 81


E segue citando i detti dell’Apostolo, di san Pietro e di Salomone.

Questo era il tèma comune delle prediche, salvo che qui il predicatore è la Filosofia, che si fa interprete di Dio, e cita Salomone e san Pietro e i santi padri. Questo concetto è l’idea fondamentale della «leggenda», una storia fantastica la cui base è il peccatore condannato o redento. In queste leggende Dio e il demonio sono gli attori principali: Dio che co’ suoi angioli e le sue virtú tira l’anima alla rinunzia de’ beni terrestri e alla contemplazione delle cose celesti, e il demonio che la tiene stretta e affezionata alla terra. L’uomo, mosso delle naturali inclinazioni, vende l’anima al demonio pur d’essere felice in terra; e lo spettacolo finisce nelle tenebre e nel fuoco dell’inferno. Ma spesso la tragedia si solve nella commedia, cioè nel trionfo e nel gaudio dell’anima, quando, aiutata dalla divina grazia, sa riscattarsi dal demonio e acquistare il paradiso. Questa lotta tra Dio e il demonio è la battaglia dei vizi e delle virtudi, che nella Introduzione alle virtú del Giamboni la Filosofia mostra al suo servo, perché in quella immagine fortifichi la sua fede. Questa è pure la base della leggenda del dottore Fausto che vendè l’anima al diavolo, leggenda cosí popolare al medio evo e resa immortale da Goethe. E questo è anche il concetto del mondo lirico dantesco, dove Beatrice diviene la Filosofia, e le gioie e i dolori dell’amore terrestre svaniscono nella contemplazione intellettuale della Scienza.

Cosi il secolo decimoterzo si chiude con uno stesso concetto, esposto in prosa e in poesia. Brunetto, Giamboni e Dante s’incontrano nella stessa idea o, per dir meglio, era questa l’idea comune, elaborata in tutto il medio evo e che sullo scorcio di quel secolo ci si presenta netta e distinta, consapevole di sé. Ma in prosa non trovò quell ’adeguata espressione che seppe dare Dante al suo mondo lirico. Mancò la leggenda com’era mancata la novella, e mancò il romanzo religioso o spirituale com’era mancato il romanzo cavalleresco. Lo scrittore è piú intento a raccogliere che a produrre. Fra tanti Fiori e Giardini e Tesori manca l’albero della vita, l’anima impressionata e fatta


F. de Sanctis, Storia della letteratura italiana - i.

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