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74 storia della letteratura italiana


Se il romanzo e la novella non giunse ad esser popolare tra noi e non divenne un lavoro d’arte, la ragione è che una materia tanto poetica si mostrò quando lingua e arte erano ancora nell’infanzia e, rimasa fuori della vita e dei costumi, riuscí un frivolo passatempo, come fu della poesia cavalleresca. Trattata da illetterati, questa materia non potè svilupparsi e formarsi, sopravvenuto in breve tempo il risorgimento de’ classici e il rifiorire delle scienze, che trasse a sé l’animo delle classi colte. Quantunque «chierico» significasse ancora «uomo dotto», e da’ pergami e dalle cattedre si parlasse ancora latino ed in latino si scrivessero le opere scientifiche, giá il laicato usciva dalle universitá vigoroso ed istrutto, con la giovanile confidenza nella sua dottrina e nella sua forza. Se il chierico tendeva a restringere in pochi la dottrina e farne un privilegio della sua milizia, lo spirito laicale tendeva a diffonderla, a volgarizzarla, a farla patrimonio comune. La libertá municipale, aprendo la vita pubblica a tutte le classi, costituiva in modo stabile un laicato colto e operoso, a cui non bastava piú il latino e che, formato nelle scuole, superbo della sua scienza, in quotidiana comunione con le altre classi, aveva giá un complesso d’idee comuni, che costituivano la base della coltura. Erano nuove forze che entravano in azione e davano un indirizzo proprio alla vita italiana. A quella gente quei romanzi e quei racconti doveano sembrare trastullo di oziosi, spasso di plebe. Le idee religiose, cosí come venivano bandite dal pergamo, non doveano aver molta grazia a’ loro occhi; quella semplicitá e rozzezza di esposizione dovea poco gradire a quegli uomini che tutto codificavano e sillogizzavano. Certo non fu perciò estinta la razza de’ novellatori e de’ predicatori; ma lo spirito della classe colta se ne allontanò, e i Conti de’ cavalieri e le Vite de’ santi rimasero occupazione di uomini semplici e inculti, senza eco e senza sviluppo. La societá mirava a divulgare la scienza, a diffondere le utili cognizioni, a far sua tutta la cultura passata, profana e sacra. I suoi eroi furono Virgilio, Ovidio, Livio, Cicerone, Aristotile, Platone, Galeno, Giustiniano, Boezio, santo Agostino e san Tommaso. Il volgare divenne l’istrumento naturale di questa coltura. I poeti bandivano