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72 storia della letteratura italiana


Questa letteratura non produsse altro che traduzioni. come sono i Canti di antichi cavalieri, la Tavola rotonda e i Reali di Francia: Tristano, Isotta, Lancillotto, il re Meliadus, il profeta Merlino, Carlomagno, Orlando erano gli eroi dell'immaginazione popolare. Oggi ancora i cantastorie napoletani raccontano ad una plebe avida di fatti maravigliosi le geste di Orlando e di Rinaldo. Anche la storia romana prese questa forma. Un codice antico ha per titolo: Lucano tradotto in prosa, ed è la versione del Giulio Cesare, romanzo in versi rimati di Jacques de Forest. La guerra tra Cesare e Pompeo è narrata con colori e particolari tolti alla vita cavalleresca. Cicerone, «mastro di rettorica e buono chierico», cosi comincia una sua aringa a Pompeo: «Li re e conti e baroni e l’altro popolo ti richieggono e pregano che tu non metta la cosa a indugio». E non è meraviglia che anche nelle cronache penetri questa vita cavalleresca. Si leggono non senza diletto i Diurnali o, come oggi si direbbe, giornali di Matteo Spinelli da Giovinazzo. la più antica cronaca italiana, non solo per la semplicità e naturalezza del racconto in un dialetto assai prossimo al volgare, ma per la vaghezza de’ l’atterelli. che pare un favellatore e non uno storico. Di maggior mole è la Storia di Firenze di Ricordano Malespini, che dagli inizi della citta' si stende sino al i282. Quando narra fatti contemporanei è testimonio veridico ed esatto, né la sua fede guelfa lo induce ad alterare i fatti. Ma quando esce da' suoi tempi, ti trovi nell'infanzia della coltura Anacronismi ed errori geografici sono accoppiati con la più grossolana credulita nelle favole più assurde, improntate di tutto il maraviglioso de' romanzi cavallereschi. Dice che la chiesa di san Pietro l‘u fondata a' tempi di Ottaviano, quando san Pietro e Cristo stesso non erano ancora nati; che la mattina di pentecoste fu celebrata la messa nella chiesa della canonica di Fiesole al tempo di Catilina; che il tempio di San Giovanni in Firenze fu fondato alla morte di Cristo; che Pisa viene da «pisare» o «pesare», Lucca da «luce» e Pistoia dar «pistolenzia»; narra gli amori di Catilina con la regina Belisea, figlia del re Fiorino. e le avventure di Teverina, figlia di Belisea, e pare una pagina tolta a qualche romanzo allora in voga.