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388 | storia della letteratura italiana |
e il suo modello piú puro e perfetto sono le Stanze. Accanto al Poliziano, pittore della natura, sta Battista Alberti, pittore dell’uomo. Attorno a questi due spuntano egloghe, elegie, poemetti bucolici, rappresentazioni pastorali e mitologiche: la beata Italia in quegli anni di pace e di prosperitá s’interessava alle sorti di Cefalo e agli amori di Ergasto e di Corimbo. Le accademie, le feste, le colte brigate erano un’Arcadia letteraria, alla quale in quel vuoto e ozio degli spiriti il pubblico prendeva una viva partecipazione. A Napoli, a Firenze, a Ferrara si vivea tra novelle, romanzi ed egloghe. Gli uomini, giá cospiratori, oratori, partigiani, patrioti, ora vittime ora carnefici, sospiravano tra ninfe e pastori. E mi spiego l’infinito successo che ebbe l’Arcadia del Sannazaro, la quale parve a’ contemporanei l’immagine piú pura e compiuta di quell’ideale idillico. Ma di questo Virgilio napolitano non è rimasta viva che qualche sentenza felicemente espressa, come:
L’invidia, figliuol mio, se stessa macera... Peggiora il mondo e peggiorando invetera. |
Il lato negativo di questo ideale era il comico: una sensualitá licenziosa e allegra e beffarda, che in nome della terra metteva in caricatura il cielo, e rappresentava col piglio ironico di una coltura superiore le superstizioni, le malizie, le dabbenaggini, i costumi e il linguaggio delle classi meno colte. Da questa coltura sensuale, cinica e spiritosa usci quell’epiteto «i piagnoni», che fu a Savonarola piú mortale della scomunica papale. I canti carnascialeschi sono il tipo del genere: il suo poeta è il Boccaccio, il suo storico è il Sacchetti, il suo istrione è il Pulci, il suo centro è Firenze. A questo lato negativo si congiunge il Pomponazzi, che spezza ogni legame tra cielo e terra,