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380 | storia della letteratura italiana |
abitare fra gl’iddii, quando io investigo e ritruovo il sito e forze in noi de’ cieli e suoi pianeti. Somma certo felicitá viversi sanza cura alcuna di queste cose caduche e fragili della fortuna, con l’animo libero da tanta contagione del corpo; e, fuggito lo strepito e fastidio della plebe, in solitudine parlarsi con la natura maestra di tante maraviglie, seco disputando della cagione, ragione, modo e ordine di sue perfettissime e ottime opere, riconoscendo e lodando il padre e procreatore di tanti beni.
Parmi poca prudenzia amare questi oziosi e inerti, i quali per disagio di facende fanno l’amore suo quasi essercizio ed arte, e con sue parucchine, frastagli, ricamuzzi e livree, segni della loro leggerezza, vagosi e frascheggiosi per tutto discorrono. Fuggiteli, figliuole mie, fuggiteli; peroché questi non amano, ma cosi logorano passeggiando il di, non seguendo voi, ma fuggendo tedio.
La storia dell’amore e della gelosia di Ecatomfila sembra un bel frammento di un romanzo fisiologico perduto, e per finezza e veritá di osservazione è molto innanzi alla Fiammetta del Boccaccio, la cui imitazione è visibile nella Ecatomfilea, e piú nella Deifira e nella Epistola di un fervente amante: pianti e querele amatorie, dove il buon Battista, uscendo della sua natura, come il Boccaccio, dá nella rettorica. Per trovare il grande